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Vocazione all'impresa

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Francesco ha ricevuto i partecipanti all'assemblea pubblica di Confindustria: sul web è disponibile il testo integrale, assieme a quello del Presidente dell'associazione Bonomi. Meritano una lettura integrale e credo varrà la pena offrirla a tutti i nostri soci, magari organizzando incontri ad hoc.

"Ringrazio il Presidente per il saluto e l'introduzione. Sono lieto di potervi incontrare e, tramite voi, rivolgermi al mondo degli imprenditori, che sono una componente essenziale per costruire il bene comune, sono un motore primario di sviluppo e di prosperità. Questo tempo non è un tempo facile, per voi e per tutti. Anche il mondo dell'impresa sta soffrendo molto. La pandemia ha messo a dura prova tante attività produttive, tutto il sistema economico è stato ferito. E ora si è aggiunta la guerra in Ucraina con la crisi  energetica che ne sta derivando. In queste crisi soffre anche il buon imprenditore, che ha la responsabilità della sua azienda, dei posti di lavoro, che sente su di sé le incertezze e i rischi. Nel mercato ci sono imprenditori "mercenari" e imprenditori simili al buon pastore (cfr Gv 10,11-18), che soffrono le stesse sofferenze dei loro lavoratori, che non fuggono davanti ai molti lupi che girano attorno. La gente sa riconoscere i buoni imprenditori. Lo abbiamo visto anche recentemente, alla morte di Alberto Balocco: tutta la comunità aziendale e civile era addolorata e ha manifestato stima e riconoscenza..."

È l'incipit dell'intervento di Papa Francesco nel quale richiama la vocazione all'impresa, delle persone cioè che hanno il dono di  creare ricchezza per sé e per gli altri, e generare lavoro. Ricorda che nel Vangelo sono citati frequentemente, nel tempo in cui la figura imprenditoriale dominante (e lo sarà per secoli) era quella del mercante: il buon samaritano, Zaccheo di Gerico, Giuseppe di Arimatea e alcune donne al seguito di Gesù. 

Cosa distingue l'imprenditore-mercenario dall'imprenditore-buon pastore, per riprendere le parole piuttosto nette di Papa Francesco?  

Anzitutto la condivisione dei beni: con la filantropia, pagando i tributi e rispettando quindi il patto fiscale, cuore del patto sociale. Non un sopruso dello Stato - come spesso viene presentato - ma lo strumento per condividere i propri beni secondo i principi dalla nostra Costituzione. La  condivisione la si pratica anche coinvolgendo i dipendenti per renderli partecipi nel fare impresa,  nel rispetto dei ruoli e delle gerarchie. Al contrario, evasione fiscale e elusione, paradisi fiscali, economia del nero e illegale, part time involontario, salari da fame, sono le pratiche degli imprenditori-mercenari. 

Il compito più affascinante nell'esercitare la vocazione imprenditoriale è creare lavoro: il lavoro che non è solo contratto e  giusta retribuzione, ma l'atto con il quale gli uomini partecipano alla costruzione di una società più fraterna, più inclusiva e rispettosa dell'ecosistema, dell'incredibile ricchezza di diversità che abita il nostro pianeta, e che noi stiamo minacciando con i nostri comportamenti rapaci e irresponsabili. Insomma il lavoro è cifra dell'umano, della realizzazione personale, il momento più rilevante dell'azione della persona nella comunità. Per questo il lavoro è libertà, libertà che spesso manca a molti, ai giovani e alle donne in particolare.

Papa Francesco raccomanda, inoltre, all'imprenditore - buon pastore una attenzione alle famiglie dei propri dipendenti, alla maternità e alla conciliazione delle "vite"  (la definisce questione patriottica); a promuovere lavoro degno e provare a ridurre la  forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi, ad investire in creatività e  innovazione sostenibile. Una agenda non teorica,  neppure un elenco di principi ideali   ma  indicazioni assai concrete di gesti e azioni da realizzare oggi. 

I gruppi Anla possono   accompagnare questo percorso di sostegno alle imprese a cui sono legati, protagonisti   di un nuovo umanesimo in economia. A noi aderenti, ai gruppi tutti: perché non partecipare a questo movimento civile che oramai coinvolge imprese, sindacati, associazionismo, per essere protagonisti sui territori di un pensiero economico che va coltivato e promosso?

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Deagreez)

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