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Vivere davvero

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) La ricerca promossa da Istat "bambini e ragazzi", di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, non ha meritato la dovuta attenzione da parte di social media e giornali che le hanno riservato non più di due giorni. Eppure l'indagine su queste età è più preziosa di quanto appaia: descrive e coglie le aspettative, le speranze e i desideri di una fascia di popolazione oggi minoranza, ma che per età ha davanti a sé una vita intera e un futuro tutto da costruire. Stiamo parlando di 5 milioni di persone già minoranza e che secondo le proiezioni demografiche nei prossimi decenni lo sarà ancora di più. 

I risultati sono sorprendenti rispetto al sentire della popolazione  adulta e alle narrazioni più frequenti: si parla di "policrisi" e di declino, di  infelicità e  solitudini presenti in ogni dove, di ingiustizie quotidiane e disuguaglianza che incombono sulla vita sociale. Sto esagerando volutamente, non tutti gli adulti si fanno istupidire il pensiero e il cuore da questo pensiero distopico che pure corrisponde in parte alla realtà attuale. Se la mia generazione si percepisce in uno stato declinante, i bambini e i ragazzi raccontati da Istat fanno emergere le loro intenzioni: vedono il futuro in coppia, pensano al matrimonio, desiderano avere figli, vorrebbero sposarsi entro i  30 anni, non sono ingenui ed esprimono preoccupazione per il futuro. Sono desideri che ci possono apparire semplici e banali, eppure a pensarci bene vanno al cuore della vita, una vita per quanto possibile felice: appartenere e sentirsi in comunità, istruirsi e formarsi, metter su famiglia, trovare un lavoro buono. 

Colpiscono inoltre i dati arcobaleno di cui è composta questa fascia di età e che il mondo politico tarda a percepire o fa finta di non vedere: quasi 500.000 bambini e ragazzi residenti hanno un background migratorio, la metà di loro sono nati in Italia, una parte  è arrivata in Italia prima di sei anni, altri sono giunti in età scolare. Tanti di loro dovranno attendere la maggiore età per vedere riconosciuta la cittadinanza italiana.

A questa speranza in cammino dei ragazzi che risposta stiamo dando? Come abbiamo scritto altre volte nelle nostre newsletter noi di Anla non acconsentiamo ad un mondo adulto accartocciato su se stesso, preso soltanto dal "qui e ora" e dal tempo breve, dalla difesa dei cosiddetti diritti acquisiti, diritti a cui i nostri figli probabilmente non potranno accedere. 

La realtà attuale si mostra nella sua crudezza. Abbiamo rubato il futuro con un debito pubblico che sovrasta ormai le dimensioni dell'economia nazionale e che ha rotto il patto generazionale perché un sistema in salute chiede a chi lavora di garantire risorse per far vivere bene in età anziana e allo stesso modo alle generazioni in quiescenza di non lasciare tanto   debito da minacciare la tenuta dell'intero sistema. Il nostro debito ormai supera il Pil prodotto annualmente dell'intero Paese bloccando così ogni spinta alla innovazione, a creare  ricchezza, e ad avere un sistema di welfare al passo con il cambiamento sociale e favorevole alle generazioni più giovani. 

Non solo il debito: ci ritroviamo con una popolazione  che invecchierà con un tasso di longevità tra i più alti nel mondo, con giovani che realizzano l'indipendenza dalla propria famiglia di origine dopo i trent'anni, con una formazione superiore inadeguata e ingressi nel mercato nel lavoro precari e mal pagati tanto che in dieci anni abbiamo perso quasi centomila giovani laureati emigrati all'estero. 

I bambini e i ragazzi raccontati da Istat desiderano un futuro che si prenda cura della vita buona, contro ogni forma di spreco e di eccesso, attento ai valori della sostenibilità e della responsabilità sociale, con più bene comune e amicizia sociale. 

Questo futuro si progetta solo se le generazioni adulte, "quelli che sono venuti prima", metteranno a disposizione saperi e competenze, "sogni" e visioni, stando però dietro, lasciando che i ragazzi aprano il loro cantiere nel quale saranno  loro ingegneri e maestranze. Rischiando, con la prudenza dello sguardo ampio e la temerarietà di chi getta il cuore oltre l'ostacolo, per vivere davvero.

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Jacob Wackerhausen)

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