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Ventotene

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Il calendario civile del nostro Paese è punteggiato da date che ci aiutano a fare memoria degli eventi e dei passaggi cruciali che hanno fatto la storia del nostro paese, spesso vere e proprie tragedie. La memoria per essere una buona memoria e non ridursi ad una celebrazione o ad un rito vuoto deve proporsi come lezione utile per la vita di oggi e sui valori che essa ci trasmette.

Non come è accaduto nel dibattito provocato   dalla Presidente del Consiglio nel citare alcuni stralci del Manifesto di Ventotene. Un' operazione maldestra:   estrapolare un passo da un testo senza alcuna contestualizzazione storica e politica  non aiuta a   comprenderne il significato. Vale per il Manifesto di Ventotene, vale per tutti i testi scritti in altri momenti storici. 

Nel 1941 sotto le bombe della seconda guerra mondiale e sotto l'aggressione nazista, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni (ucciso dalle camice nere nel 1944), insieme ad altri confinati a Ventotene, scrivono il Manifesto ritenuto dagli storici uno dei fondamentali della storia  Italiana ed europea (è pubblicato nel sito del Senato).   In una stagione buia i confinati di Ventotene hanno alzato lo sguardo dal presente terribile che avvolgeva l'Europa per immaginare un futuro diverso. Erano consapevoli di essere soli e di andare in direzione opposta   al consenso ancora di tanti ai regimi dittatoriali che allora apparivano invincibili. Per questo Ventotene è ritenuta una palestra della nostra democrazia in cui   sono maturate le culture  politiche che poi contribuiranno alla stesura della Costituzione, e a costruire una  Europa federale liberal democratica, di pace e giustizia.

Se il documento non può essere decontestualizzato e usato malamente  al presente,    non può neppure essere sventolato a cuor leggero  da coloro che oggi governano l'UE. L'Europa di oggi è assai lontana dallo spirito che animava gli estensori di quel manifesto, gli Stati Uniti d'Europa sognati a Ventotene sono una prospettiva lontanissima. Assistiamo ad una Europa incapace di pensarsi al futuro, più che una federazione è un matrimonio di interessi di governi nazionali e leadership politiche tutte concentrate sul qui e ora, sulle convenienze del momento. Più che di riarmo europeo parliamo di riarmi nazionali, di una difesa europea oggi irrealizzabile e che richiederà anni, perché essa presuppone un unico centro di comando strategico, una organizzazione delle strutture militari coordinata e armamenti compatibili. E soprattutto una politica estera comune che oggi non esiste, siamo spettatori immobili nella trattativa per una tregua nella guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, o in silenzio su quanto sta accadendo in Medio Oriente. Non abbiamo nulla da offrire perché divisi, impelagati a gestire quel po' di influenza politica che ciascun governo tiene per se. Le pulsioni nazionaliste di molti non ci porteranno da nessuna parte, la tentazione di alzare barriere e dazi ci impoverirà e ridurrà la nostra libertà. 

Parliamo   del presente al passato, siamo più propensi a discutere del secolo scorso piuttosto che del nuovo che costa più fatica perché chiede di mollare gli ormeggi e abbandonare i vecchi schemi per comprendere davvero la contemporaneità. Troppo rischioso, meglio stare sul  presente e utilizzare il passato non per fare memoria ma per leggerlo e piegarlo ad uso e consumo per l'oggi. Finita la polemica, depositate le scorie, ci ritroviamo più di prima poveri di futuro, più confusi e impauriti.

Tutto perso? No, non saranno tempi facili ma occorrerà che il sogno di Ventotene continui a vivere tra i nostri giovani soprattutto. Con realismo, nelle   istituzioni nazionali e europee e promuovendo la  storia d'Italia dentro l'Europa, riscoprendo le infinite interconnessioni culturali, le comuni radici greco romane ed ebraico cristiane, tessendo laddove possibile reti associative europee, rafforzando gli erasmus, e le offerte di turismo sociale che ANLA propone. Per scoprire la bellezza della nostra Europa e ritrovare insieme le comuni radici.

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ artJazz)

 

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