(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Non è facile parlare di pace, trovare le parole giuste senza incappare in strumentalizzazioni di parte. Ma non possiamo rassegnarci al tempo difficile che stiamo vivendo senza pronunciare una parola. Noi siamo la generazione che non conosce la guerra, a differenza dei nostri genitori. È per questo ci spetta il dovere e il coraggio di parlare di pace, di "rischiare" con le parole, come ha fatto don Lorenzo Milani, maestro della parola che cambia la vita delle persone, della parola che muove pensieri, ricordato a Firenze nei due incontri promossi dalla nostra associazione. Oggi la potenza di vita posseduta dalle parole viene svuotata nei bla bla dei social e nei talk show a servizio della battuta facile, e del battibecco polemico e cattivo.
Noi siamo le parole che diciamo, ricordava il Cardinale Martini. La stessa religione cristiana (e non solo quella cristiana) si fonda sulla Parola annunciata da un Dio testardo che vuole stipulare una alleanza fraterna con gli uomini che lui stesso ha creato a sua immagine. Un Dio, racconta la Bibbia, spesso inascoltato, ma sempre pronto a riallacciare il dialogo nonostante le nefandezze compiute dagli umani. La Bibbia non si sottrae dal raccontarle, nelle sue prime pagine, all'indomani della creazione, narra il primo omicidio tra i fratelli Caino e Abele, poche righe, assai crude. Ma accanto alla tragedia e al dolore il racconto accende un punto luce di redenzione e riconciliazione. È interessante leggere non solo la prima parte, la più nota, ma anche il seguito: " Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden. Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio".
Caino, l'assassino di Abele, viene " protetto" dal sigillo di Dio e diviene costruttore della città Enoch, il nome del figlio innocente. Come dire, il male e l'azione malvagia compiuta da Caino non prendono il sopravvento sul perdono e sulla riconciliazione, aprono una prospettiva di pace, costruiscono una città che porterà il nome del figlio. Vorrei partire da qui: come renderci testimoni del nostro voler essere uomini e donne di pace? Come far comprendere che non vi è altra via che quella della comprensione reciproca, del dialogo incessante, di compassione e misericordia? Come impedire che il silenzio addolorato del nostro cuore non ci spinga nella trappola dell'assuefazione e dell'indifferenza?
Non ho risposte certe, solo inquietudini su quanto ascolto e leggo. Ne condivido alcune con voi.
La pace non è uno scherzo, non è animata solo da buoni sentimenti, non è ingenua. La ricerca della pace ha bisogno di pensieri lunghi, di conoscenza approfondita della realtà e di una cultura politica all'altezza delle sfide. Soprattutto deve comprendere i venti di guerra che sopraggiungono, che non si annunciano mai improvvisamente, sono come le folate che anticipano il temporale. È lì che l'amore per la pace deve intervenire per prevenire il conflitto prima che esploda. La storia c'è lo insegna drammaticamente: una volta che le armi vengono imbracciate, la pace ha già perso, sarà costretta a rincorrere gli eventi di morte e distruzione con appelli, marce e solidarietà per le popolazioni colpite. Nel frattempo la guerra compie i suoi orrori, semina distruzioni, viola la dignità delle persone innocenti. È accaduto per la guerra della Russia contro l'Ucraina: sapevano quello che si stava annunciando nelle regioni del Donbas, lo sapevamo da anni. Ora accade anche in Medio Oriente: non siamo sorpresi, troppo odio accumulato, e tanto disprezzo per la vita innocente.
I venti vi dicevo! Ecco diventiamo esperti meteorologi della pace; vale per la politica, per la diplomazia, per le organizzazioni internazionali sempre più fuori gioco. E vale anche per noi quando promuoviamo iniziative di solidarietà e tessiamo relazioni di amicizia, o iniziative culturali per aiutarci a comprendere la complessità del tempo che viviamo. La storia degli uomini, persino le storie personali, non sopportano semplificazioni e banalizzazioni. Lasciamole agli pseudi esperti, i tuttologi del niente che affollano le televisioni e i social media. Noi siamo altro!
(Crediti fotografici: iStock.com/ rarrarorro)
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