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Una crescita non equa

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Il rapporto BES (benessere equo e sostenibile) 2021 presentato da Istat alcune settimane fa merita la nostra attenzione. Esso illustra un quadro d'insieme composito, segnato ancora dalla lunga pandemia iniziata nel 2019. Nonostante la ripresa del 2021, che ha migliorato la situazione economica e occupazionale del paese, non sono diminuite le disparità territoriali sociali e di genere. Positivamente annotiamo che   il rapporto individua un aumento dell'occupazione (purtroppo in gran parte precaria), un calo della criminalità predatoria e del senso di insicurezza della popolazione, il miglioramento dell'aria e della quantità dei rifiuti riciclati, l'aumento della soddisfazione per la vita  che però cala tra i ragazzi dai 14 ai 19 anni.  

Andiamo sui dati più problematici. L'Italia descritta nel rapporto è un paese che rischia di lasciare indietro il Mezzogiorno, le donne (metà delle quali rimangono fuori dal mercato del lavoro) e i giovani. i giovani sono quelli che  fanno più fatica ad uscire fuori da quel limbo di insicurezza che sembra essere calato improvvisamente nella loro quotidianità: cresce la povertà, aumenta la difficoltà a frequentare la didattica (8,6% degli studenti non ha potuto usufruire né della Dad   né della didattica in presenza, una percentuale che nella scuola elementare arriva al 17,1%), manteniamo   il primato dei giovani tra i 15 e 29 anni che non studiano e che non lavorano, con un picco del 23,1% nel Mezzogiorno che perde inoltre più di   ventimila giovani laureati costretti ad emigrare. Pensiamo inoltre ai dati sull'abbandono scolastico, parte di un fenomeno più ampio che è la povertà educativa cresciuta per gli effetti della pandemia che ha  il triste merito di aver acceso un faro sulla scuola spesso dimenticata e ai margini delle preoccupazioni delle comunità. La richiesta dei ragazzi di tornare a scuola in presenza ha evidenziato quanto la scuola sia indispensabile per la vita sociale di un territorio. È apparso a tutti che essa svolge, accanto a compiti educativi e istruttivi, anche funzioni di custodia e socializzazione, un ambiente che dovrebbe avere come fulcro la promozione della formazione integrare della persona perché possa agire con libertà e responsabilità nell'attuale contesto sociale. Ma la povertà educativa di cui tanto si parla non si combatte solo "andando a scuola", la scuola da sola non basta. La povertà educativa (a cui si è aggiunto il disagio psicologico provocato dal lungo lockdown) si combatte costruendo alleanze territoriali stabili, veri e propri patti di comunità, una progettualità comune (coprogrammazione e coprogettazione) tra scuole e altre realtà educative per ridare fiducia e protagonismo ai ragazzi, sperimentando e consolidando le  buone esperienze di comunità educante che  esistono e che dovrebbero essere maggiormente diffuse.

In sintesi: stiamo perdendo, seppur più lentamente rispetto a prima, il futuro del nostro paese; una crescita, quella del 2021, non equa e non sostenibile. 

E noi di Anla come possiamo attivarci, come contribuire a dare voce ai giovani? Anzitutto mantenendo viva la riflessione tra noi - siamo genitori e nonni - per non perdere il futuro del nostro paese per il quale mettiamo a disposizione la nostra esperienza e saggezza. In secondo luogo, sostenendo tutte le iniziative culturali e di volontariato che tengono aperto uno spazio intergenerazionale: per esempio i centri anziani che aderiscono alla nostra associazione o le esperienze di welfare aziendale attivate dalle imprese vicine all'associazione. 

 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Wavebreakmedia)

 

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