(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) La Fondazione Gimbe ha presentato giorni fa in Parlamento il suo annuale Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale. Ne esce un quadro sempre più preoccupante, segnato da un lento processo al ribasso della qualità delle prestazioni fornite che dura ormai da più di un decennio. Il dato purtroppo non fa più notizia per lenta assuefazione erassegnazione alla situazione sempre più difficile (in alcune regioni disastrosa) in cui versa la sanità in Italia, salvo qualche soprassalto di indignazione di fronte ai numerosi fatti di cronaca di questi mesi, malasanità e minacce al personale sanitario.
Il Rapporto parla a chiare lettere di una erosione dei principi di universalismo, uguaglianza alla base del SSN, in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, non più garantito alle fasce socio economiche più deboli, dagli anziani ai più fragili, e ai troppi bambini in povertà, e più in generale per chi vive nel Mezzogiorno o nelle aree interne o più disagiate.
L'elenco delle inadempienze è noto: liste di attesa interminabili, Pronto Soccorso affollati e inavvicinabili, medici di famiglia rarefatti, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata, rinuncia di tanti alle cure. I dati forniti dal Rapporto della Fondazione Gimbe lo confermano: siamo il paese in Europa con la più bassa spesa sanitaria pro capite, abbiamo praticato un definanziamento costante negli ultimi 15 anni, la spesa privata dei cittadini è aumentata del 10,3%rispetto al 2022, sono 4,5 milioni le persone che hanno rinunciato a visite e ad esami diagnostici, metà delle quali lo hanno fatto per motivi economici, crolla del 18,6% la spesa per la prevenzione. Per non parlare della crisi motivazionale che coinvolge medici e infermieri che li porta all'abbandono del SSN: dal 2019 al 2022 si sono persi quasi 11.000 medici e abbiamo raggiunto un rapporto infermieri popolazione tra i più bassi in Europa, 6,5 ogni 1000 abitanti. Non andrà meglio nel 2025, il Piano strutturale di bilancio licenziato dal Governo ora in discussione in Parlamento prevede una spesa sanitaria in calo, al 6,2% del PIL rispetto all'aumento auspicato del 7 %.
Lo abbiamo dichiarato più volte: occorre stipulare un nuovo patto sociale tra cittadini e Istituzioni, la bussola sono l'articolo 32 della Costituzione e il rispetto dei principi fondanti il Servizio Sanitario Nazionale. Sono necessarie risorse adeguate e riforme coraggiose per una riorganizzazione dell'intero sistema che, è bene ricordare, è un pilastro della democrazia e uno strumento fondamentale di coesione sociale. Come si può pensare il futuro se non si garantisce e si tutela il diritto alla vita, il buon vivere per tutti che è alla base del patto costituzionale?
La Fondazione, nella parte conclusiva del Rapporto, propone tredici punti per un nuovo Patto al quale possiamo acconsentire anche come Associazione. Ne cito alcuni: la salute e il benessere delle persone siano al centro di tutte le decisioni politiche; una maggiore capacità di indirizzo e di verifica da parte dello Stato sulle Regioni (altro che autonomia differenziata); l'aumento del finanziamento pubblico, l'aggiornamento costante dei livelli essenziali di assistenza; un maggiore investimento in prevenzione; una sana integrazione tra pubblico e settore privato per arginare l'espansione incontrollata del privato; la valorizzazione del personale sanitario e il potenziamento della ricerca clinica.
(Crediti fotografici: iStock.com/ Marco Curaba)
Non sei ancora
iscritto ad ANLA?
Scopri come entrare a far parte dell'Associazione.
Convenzioni
Scopri tutte le offerte e convenzioni riservate esclusivamente agli associati ANLA
scopri di piùEsperienza
La rivista mensile di attualità, cultura e informazione della nostra Associazione. Per i soci anche online.
scopri di piùNewsletter
Iscriviti alla nostra mailing list per ricevere tutte le notizie e gli aggiornamenti dell'Associazione.