(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Sono tre le faglie che si stanno aprendo, da contenere se vogliamo preparare un futuro giusto e sostenibile per le prossime generazioni: il cambiamento climatico, la transizione digitale che porterà imponenti cambiamenti nel mondo del lavoro, non ultima la crisi demografica dai più dimenticata e sottovalutata.
Vediamo di fare un po' di chiarezza.
Le nascite In Italia dal 1° gennaio al 31 luglio 2021 sono state 220.298, negli stessi mesi del 2020 il numero si è attestato su 231.313. Se continuerà così vedremo l'anno concludersi con circa 385 mila nuove nascite, circa 18.000 in meno rispetto al 2020. Un nuovo primato negativo che non interrompe il trend che dura da più di un decennio: dal 2008 le nascite in Italia hanno lasciato sul terreno 190.000 nascite, 1/3 in meno in 13 anni. Si sono perse mediamente, dal 2008 in poi, 14.580 nascite annue, con una pressoché uniformità territoriale, non viene cioè risparmiata alcuna area del paese. Se il centro nord è alleviato dal movimento migratorio che stempera il disastro della differenza tra nascita e morte, nel Mezzogiorno il movimento migratorio minaccia di aggravare quel disastro perché qui le nascite precipitano senza neppure quel paracadute. Se prima le maggiori nascite del Mezzogiorno consentivano di tenere il passo nonostante molti partissero da queste terre senza essere rimpiazzati da flussi migratori esterni, oggi il Sud si ritrova a perdere abitanti tanto per le nascite quanto per gli immigrati che latitano.
Questi dati dovrebbero inquietare i decisori politici e tutti coloro che hanno una responsabilità. Ma tutto tace, siamo preda di un istinto di sopravvivenza tutto immediato e chiuso nell'oggi, incapace di spingerci oltre i confini delle personali esistenze. Di fronte al rischio estinzione - so di usare un termine un po' forte- della nostra popolazione malinconicamente avviata entro la fine del secolo sul viale del tramonto, si sta facendo concretamente qualcosa? L'Italia è l'ultimo paese al mondo per numero di nascite, forse saremo il primo paese al mondo a sperimentare il tramonto di una popolazione.
Tutto perso allora? Il declino è inevitabile? No, se decidiamo velocemente di avviare politiche di sostegno vere e durature (non bonus) per le coppie che decidono di mettere su famiglia.
Il PNRR avrebbe dovuto porre il problema demografico come asse portante attorno al quale far convergere tutti i progetti. Non è così, la fragilità demografica, la prima in ordine di importanza e gravità, non è citata. Troviamo un richiamo generico quando si parla di politiche per i giovani e politiche per le donne nell'ambito delle cosiddette priorità trasversali, a loro volta inserite nel primo capitolo denominato obiettivi generali. Solo il 13% degli investimenti sono previsti per l'inclusione e la coesione sociale e l'assegno unico e universale per i figli è un cambio di passo importante ma non decisivo. Tutta la tematica dei servizi per l'infanzia, della conciliazione vita lavoro, dei congedi parentali alla pari per papà e mamme, l'accesso alla casa, salari di ingresso degni per permettere una vita di coppia autonoma, la regolazione seria e responsabile dei flussi migratori, sono tutti temi ancora lontani dal trovare una progettualità lunga e durevole.
Noi come associazione cosa abbiamo fatto e cosa possiamo ancora fare? Anzitutto difendere i diritti dei bambini e delle bambine, assieme al diritto/dovere di invecchiare attivamente; animare luoghi di confronto intergenerazionale e riconoscere la funzione di accompagnamento dei nonni che non sono sostitutivi ai servizi come accade oggi. I nonni sono un valore in più, prezioso, se vissuto nella gratuita e libertà. Per questo celebriamo la festa dei nonni, per non dimenticare i bambini, i nostri nipoti.
(Crediti fotografici: iStock.com/Iurii Garmash)
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