(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) L'ultimo saggio di Andrea Graziosi, "Occidenti e Modernità", ci offre una lettura del tempo molto interessante per percorrere insieme i sentieri della vita e per lasciare una traccia del nostro impegno personale e associativo. Siamo davvero in una stagione di grandi trasformazioni, la crisi di identità del mondo che per tanti anni abbiamo chiamato Occidente - anche se di Occidenti c'è ne sono diversi, ricorda l'autore - è davanti ai nostri occhi. Le cause sono note, in gran parte legate all'incertezza e all'insicurezza della vita, all'inarrestabile processo di individualizzazione che ha messo al centro l'etica del piacere anziché quella del progetto, ai nuovi rapporti di genere, all'immigrazione e alle nuove forme di emarginazione tipiche della società delle conoscenze. Aggiungo l'invecchiamento della popolazione con le sue solitudini, e il declino demografico: un binomio che Andrea Graziosi utilizza per leggere e analizzare i " tempi moderni" passati per poi giungere al " moderno maggiore" di oggi.
Il primo dato che emerge è che l'effetto di questo inarrestabile processo di individualizzazione ha portato alla frammentazione delle comunità sempre più fragili e invecchiate, tendenzialmente orientate al passato, alla commemorazione più che alla immaginazione, intimorite dai cambiamenti soprattutto se mettono in discussione conoscenze, memoria e stili di vita consolidati.
Nelle società frammentate inevitabilmente si aprono delle faglie, alcune assai marcate, altre meno evidenti ancorché portatrici di sommovimenti sociali assai profondi. Una di queste è la crisi della politica per come l'abbiamo conosciuta noi, fondata su identità collettive oramai scomparse e che oggi stenta a fare sintesi, a portare ad unità i processi civili, economici e culturali .
L'altra faglia, quella che ci sta più a cuore, riguarda il rapporto tra anziani e giovani. Dopo la lunga stagione degli anni '60 e '70 dominati dal culto della giovinezza e dal protagonismo giovanile (la mia generazione lo ricorda bene) siamo entrati in una stagione nella quale chi ha più peso e ruolo sono le popolazioni anziane.
Per questo motivo il dialogo intergenerazionale è uno dei punti più qualificanti della proposta associativa di Anla, per smentire il dato di realtà che assegnerebbe agli adulti anziani il ruolo di guardiani del passato e di ladri di futuro. Noi non vogliamo essere così. Come mantenere fecondo e generativo il rapporto di reciprocità tra noi e i giovani che incontriamo, tra noi e i nostri figli e nipoti?
È il primo suggerimento che mi permetto di consegnarvi è di mantenere la nostra mente sempre in esercizio per vedere e capire, insieme, quello che non va e quello che al contrario annuncia una speranza nel presente per un futuro più inclusivo e fraterno. E quando conversiamo, sgombriamo il campo da discorsi invecchiati, non più veri per i ragazzi e forse neppure più veri per noi; proviamo a vedere e ascoltare sul serio, fedeli ai valori in cui crediamo ma altrettanti fedeli alla realtà della vita che ci si pone davanti.
Facciamolo con coraggio contro i cinici del si-salvi-chi-può con la mente ottenebrata dalla corsa frenetica al consumo, e tentati a rinserrarsi nella ZTL nostalgica del bel tempo che fu (che bello non è stato). Usiamo parole di verità, non quelle dell'ovvio detto bene e decorato con la retorica retrò sui valori solo declamati. Nel colloquiare con i giovani recuperiamo la libertà e la mitezza del "politicamente scorretto": non per offendere o per parlare per slogan ma per proporre con onestà e amore, senza furbizie, il nostro sguardo sulla realtà e sulla vita. E per testimoniare una spiritualità sempre stupita dell'eccedenza del mistero che circonda la vita di ognuno di noi, abituata ad alzare lo sguardo oltre l'orizzonte, non per vivere sulla luna ma per restare con i piedi ben piantati per terra.
E tutto questo può accadere solo se lo si fa insieme, in famiglia, con gli amici e con la nostra cara associazione, un anello di una lunghissima catena, come ci ricorda Papa Francesco nel Messaggio per la prima Giornata mondiale dei bambini: "Così tutti voi, bambine e bambini, gioia dei vostri genitori e delle vostre famiglie, siete anche gioia dell'umanità e della Chiesa, in cui ciascuno è come un anello di una lunghissima catena, che va dal passato al futuro e che copre tutta la terra. Per questo vi raccomando di ascoltare sempre con attenzione i racconti dei grandi: delle vostre mamme, dei papà, dei nonni e dei bisnonni".
(Crediti fotografici: iStock.com/ Alessandro Biascioli)
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