(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Merita la nostra attenzione l'approvazione in Parlamento della proposta di legge che punta a rafforzare la partecipazione dei lavoratori alla vita economica e organizzativa dell'impresa. Non solo partecipazione agli utili, ma anche alle scelte che impattano sul lavoro. Un segnale di una possibile svolta nella cultura d'impresa spesso ancora legata a modelli verticali e a una visione passiva del lavoro dipendente.
È una legge promossa dalla Cisl, con la sottoscrizione di oltre 400.000 firme depositate presso la Corte di Cassazione. La norma è stata concepita in attuazione dell'articolo 46 della Costituzione (la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende) "nel rispetto dei principi e dei vincoli derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea e internazionale, al fine di rafforzare la collaborazione tra i datori di lavoro e i lavoratori , di preservare e incrementare i livelli occupazionali e di valorizzare il lavoro sul piano economico e sociale".
Il testo riconosce la partecipazione come motore capace di rilanciare i salari e la produttività, la sicurezza e il benessere lavorativo, la legalità e la giustizia sociale. Un modello inclusivo che non esclude nessuna impresa (la normativa si applica anche alla società in forma cooperativa) e che al contempo rafforza la coesione, la corresponsabilità, la formazione e il dialogo.
Si riconoscono quattro forme di partecipazione: organizzativa, gestionale, economica, finanziaria e consultiva, con la possibilità per i rappresentanti dei lavoratori di partecipare ai consigli di sorveglianza e ai consigli di amministrazione. Sono previsti piani di azionariato diffuso e viene regolata la distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota degli utili di impresa.
Viene costituita una commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori, e commissioni paritetiche per i piani di miglioramento e innovazione, i piani di formazione continua per i lavoratori che partecipano agli organismi.
Si valorizza la contrattazione collettiva come leva fondamentale per accordi partecipativi costruiti dal basso, nei luoghi di lavoro incoraggiati da incentivi economici e alimentati da un fondo dedicato alla partecipazione .
L'impatto della legge dipenderà non tanto dalla norma in sé , quanto dalla disponibilità delle imprese a coglierne il potenziale trasformativo, una svolta culturale fondata sulla fiducia, sull'ascolto, sulla capacità di leggere le priorità di chi lavora e di agire su ciò che conta davvero.
In questo senso, dare voce ai lavoratori nei processi reali di scelta e di progettazione delle politiche interne è un investimento che torna, lo confermano le ultime ricerche da poco presentate.
La nostra Associazione da quando è nata, pur non essendo un sindacato, all'interno delle aziende rappresenta un luogo privilegiato nel quale rendere partecipi i lavoratori delle decisioni da prendere per migliorare il benessere lavorativo e il clima aziendale, a vantaggio anche della produttività e dei salari come abbiamo spesso dichiarato.
(Crediti fotografici: iStock.com/ Marcos Elihu Castillo Ramirez)
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