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Piccoli ma concreti gesti

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Ne abbiamo fatto cenno in un precedente articolo dedicato alla democrazia e alla crisi che stanno attraversando i sistemi liberal democratici costituitisi dopo la seconda guerra mondiale con la sconfitta delle dittature che hanno carpito il cuore della nostra Europa: il fascismo, il nazismo e il comunismo. Anche se per quest'ultimo abbiamo dovuto attendere il 1989 con il crollo del muro di Berlino, dopo il quale tanti i commentatori che disegnavano per l'avvenire la fine delle guerre fredde, dei muri e dei fili spinati e la vittoria della democrazia, il metodo  più adeguato per governare nel nome dello stato di diritto e del primato della legge,  per garantire  la partecipazione del popolo alle decisioni, per tutelare le libertà e perseguire l'uguaglianza nella diversità, per contrastare il virus della "voglia di capo" con la divisione dei poteri e con la trasparenza dei processi decisionali. 

La nostra generazione adulta ha vissuto questa speranza: è nata la Comunità europea, abbiamo conosciuto il progresso e un benessere diffusi, la democrazia che con tutti i suoi limiti ha tenuto nonostante la contrapposizione, convergente quando necessario, tra democristiani e comunisti; abbiamo superato la morsa del terrorismo e costruito un sistema produttivo che si è fatto largo nel mondo tanto da  annoverarsi tra le principali potenze industriali. Ma, soprattutto, non abbiamo più conosciuto  la guerra,  subita al contrario dai nostri genitori e nonni che stentavano a raccontarla per i troppi dolori,  perdite e sacrifici subiti. 

Oggi il sistema delle democrazie appare sempre più fragile e non in buon stato di salute come ha affermato Papa Francesco.  L'attentato irresponsabile  a Trump, la fragilità conclamata di Biden che lo ha costretto al ritiro dalla competizione elettorale, simboli entrambi del  clima declinante negli USA, le elezioni europee e quelle politiche in Francia e la guerra in Ucraina,  ci danno un quadro incerto come non mai

Siamo così tentati di rinserrarci nel nostro privato, a difenderci da un mondo sempre più percepito come minaccioso e imprevedibile. È la via di fuga di sempre, che ogniqualvolta è stata praticata ha dato frutti amari e tragici alla vita delle comunità. La  fuga delle persone oneste e responsabili dall'impegno pubblico dà  spazio a coloro  che invece perseguono obiettivi di malgoverno e di corruzione, di gestione del potere per sé e di riduzione degli spazi di libertà. 

E la domanda che ci poniamo a livello personale e in associazione è sempre la stessa, è quella che ci siamo posti nei momenti più decisivi della vita, nelle scelte più impegnative: noi cosa possiamo fare? Come contribuire, pur nel piccolo - ma io dico grande- del nostro agire feriale nel lavoro, nell'impegno familiare e in quello sociale e associativo? E la risposta la troviamo nella convinzione profonda che il bene praticato non va perso: come la pioggia e il vento che scivolano sulla roccia in apparenza non lasciando tracce, ma in realtà scavandole pazientemente.

Vale anche per la vita, noi ne siamo testimoni: abbiamo costruito il futuro personale, familiare e lavorativo passo dopo passo, nulla si è realizzato d'un colpo, abbiamo compiuto gesti e investito i nostri talenti attendendo pazientemente un  risultato, speriamo buono. Lo stesso ci spetta farlo nella dimensione pubblica promuovendo azioni e testimonianze nel segno di una democrazia matura e vissuta. Lo facciamo anche con la nostra associazione ogniqualvolta ci incontriamo, riceviamo la newsletter e leggiamo la rivista Esperienza che ci tiene "legati"; ogniqualvolta condividiamo una decisione, o scegliamo di impegnarci in una azione di volontariato, o più semplicemente in un viaggio nel segno della amicizia, o quando approviamo il bilancio o decidiamo a chi affidare le responsabilità associative.

Perché nulla va sprecato se è fatto con onestà e passione civile. E come le gocce di pioggia e i refoli primaverili, diamo il nostro contributo per una buona vita per tutti, insieme ai milioni di italiane e italiani che operano per il bene comune, certi che nulla è sprecato.

 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ izkes)

 

 

 

 

 

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