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L'epidemia della solitudine

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Sarà l'estate appena giunta, sarà il caldo, la meteorologia davvero ballerina, o il silenzio che inizia a propagarsi nei quartieri periferici delle nostre città nei fine settimana... si è tornati a parlare di solitudine, quella che ha colpito tanti durante i lockdown provocati dalla pandemia. Quanto ne abbiamo parlato! E quante volte ci siamo detti che il male da solitudine andava combattuto e contrastato. Ma non si è fatto tanto, finita l'emergenza sociale siamo ritornati su vecchi sentieri e sulle nostre abitudini di sempre, tanto che di nuovo si parla di solitudine che, va ricordato, non coinvolge solo le persone  anziane, ma sempre più le giovani generazioni. 

Un'epidemia che si diffonde, un virus che conosciamo un po' tutti perché nella vita ne siamo stati colpiti, anche se solo per un momento. Sui social media vengono raccontati i casi più eclatanti, quelli ad effetto e più virali, come la storia dell'ingegnere informatico di Los Angeles che paga 80 dollari all'ora per ricevere abbracci. O la scelta di migliaia di giovani giapponesi, gli hikikomori (stare in disparte), che scelgono di interrompere ogni relazione sociale, si chiudono nella loro camera da letto, abbandonano amici e  scuola, scegliendo come unica   forma di contatto la Rete. O l'imprenditore indiano che affitta un amico con cui andare a cena a Manhattan; o ancora, l'anziana  signora giapponese che ruba frutta al supermercato per farsi arrestare con la speranza di trovare in carcere un po' di amicizia. 

Un virus tra l'altro che ha a che fare anche con la nostra salute: la letteratura scientifica abbonda di studi su quanto l'assenza di relazioni sociali faccia male al nostro benessere fisico; è stato stimato che la percezione di sentirsi soli e staccati dal mondo espone il corpo al rischio di malattie respiratorie, infarto, ictus, depressione e demenza. D'altro canto la scienza ci conferma che le carezze hanno potere di curare e che  il contatto umano abbassa i battiti del cuore e calma il sistema nervoso del nostro corpo, tanto è vero che in Gran Bretagna nel 2018 fu istituito un ministero contro la solitudine.

Come siamo arrivati a tanto? Alcuni autori ritengono che la solitudine sia il risultato di una società e di modelli di relazione che hanno incoraggiato le persone a pensare solo a se stesse, e a vedere gli altri come concorrenti e avversari, se non addirittura nemici. Con ricadute inaspettate: la privazione di una compagnia, di un amore e il sentirsi ignorati  da amici e parenti, accompagnata dalla nostalgia per una comunità con la quale identificarsi - storia e sentimenti condivisi - ci hanno esposti al richiamo di populismi di vario orientamento che attraversano il nostro tempo. Cresce l'intolleranza, è più difficile gestire le differenze, le frizioni e i conflitti facilmente esplodono in proteste e violenze.

Qual è la nostra risposta? Non facile, mi permetto di dire semplicemente, diamo più spazio al noi, ad esperienze di vicinanza fisica e emotiva, a prenderci cura, al dare e non solo a ricevere, alla gratitudine nei confronti di chi si prende cura di noi. Qualche indicazione operativa: investiamo negli spazi comunitari per costruire l'amicizia, abitiamo le biblioteche; aumentiamo i centri giovanili e per anziani, sviluppiamo le banche del tempo, i condomini solidali, e mettiamo più panchine nei parchi su cui trovarsi per scambiare due chiacchiere. 

Noi abbiamo a disposizione un altro strumento prezioso, non mi stancherò mai di scriverlo fino a che sarò vostro presidente: la nostra ANLA. La facciamo crescere facendo associazione e sentendoci associazione. Siamo legati da valori e sentimenti comuni, animiamo e partecipiamo alle iniziative che ci vengono proposte, leggiamo la rivista che ci aiuta a "guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, come sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l'orizzonte e scandagliare la realtà al di là delle apparenze", coltiviamo tra noi amicizia, ci sosteniamo se necessario, facciamo festa per ricordare i compleanni, facciamo cultura per smascherare i falsi miti e i nuovi idoli di oggi, animiamo il turismo sostenibile, pratichiamo cittadinanza attiva e volontariato sociale. 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Moore Media)

 

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