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Le persone e le comunità, lo Stato, la libertà religiosa, una società aperta e accogliente

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Il 2 giugno è la festa della Repubblica, festa che celebriamo ogni anno e che doverosamente partecipiamo con i nostri pensieri e la nostra presenza. Cosa aggiungere alle riflessioni degli anni scorsi? Quali sono i tratti su cui appuntare la nostra attenzione in questo 2021 per non risultare banali, ovvi e scontati, e inutilmente retorici? La Costituzione non dice tutto della Repubblica - come potrebbe essere! - ma ci aiuta ad identificare i suoi tratti distintivi. Vorrei ricordarne alcuni, soffermandomi  sui  primi dodici articoli dedicati ai principi fondamentali. 

In primis la distinzione tra Repubblica e Stato ( Sturzo lo scriveva con la s minuscola): quest'ultimo è solo una parte della Repubblica che invece comprende la comunità intera, i cittadini, i corpi intermedi, le famiglie, le imprese.   Non solo, lo Stato è una delle strutture politiche della Repubblica, non l'unica: l'art. 5 dichiara la Repubblica una e indivisibile ma riconosce al contempo le autonomie locali e promuove il decentramento. È una visione larga e liberale della nostra comunità nazionale, una comunità tutta chiamata  a costruire la Repubblica praticando ciascuno, secondo le proprie responsabilità, i doveri di solidarietà e di responsabilità.

Ricorrono due verbi di grande valore e per nulla neutrali: "riconoscere" e "promuovere", piuttosto che "consentire" o "permettere" come ci si potrebbe attendere, verbi che rafforzano la visione di una Repubblica che pone al centro la dignità della persona e la molteplicità delle realtà nelle quali la comunità si articola. Le persone, le famiglie, le associazioni sono un valore in quanto tale, sono le fondamenta della Repubblica, realtà antecedenti allo Stato. Basti ricordare la legge sul volontariato - e in generale sul terzo settore -  che non definisce il volontariato ma lo riconosce in quanto bene comune e lo sostiene laddove necessario con le proprie istituzioni.

Al centro dunque la persona, i suoi diritti e la pari dignità sociale, "senza distinzioni di sesso, razza, di religioni, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". L'articolo 3  bandisce ogni forma di razzismo, di violenza, di qualsivoglia sopruso verso le minoranze . È quel personalismo comunitario caro alla cultura cattolica che trova nella Costituzione un riconoscimento pubblico. Ne discende che il diritto alla vita, alla sua tutela, ovunque venga minacciata trova (o dovrebbe) nella Repubblica un baluardo insormontabile.

Gli articoli 7 e 8 riconoscono la Chiesa Cattolica e le altre fedi religiose un bene per la comunità nazionale: la libertà religiosa, sempre più negata in molte nazioni, nella Repubblica italiana è un architrave  qualificante la nostra democrazia che, pur nel rispetto della laicità dello stato, riconosce alle fedi una dimensione pubblica. 

Non da ultimo, negli articoli 10 e 11 i costituenti hanno dato alla vita della Repubblica un respiro internazionale  fino ad acconsentire, "in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni". Una Repubblica che non si pensa un fortino da difendere ad oltranza ma una comunità aperta e accogliente, che vive il proprio amore per la Patria nella collaborazione con gli altri Stati e nel sostegno alle organizzazioni internazionali.

Buona festa della Repubblica!

 

(Crediti fotografici: iStock.com/Ilse Oberholzer)

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