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Le disuguaglianze sono un "cazzotto allo stomaco"

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Siamo abituati a considerare le disuguaglianze guardando soprattutto le dimensioni del portafoglio, e ci scandalizziamo dell'1% dei super ricchi che hanno in tasca quanto ha il 99% della popolazione mondiale, una disuguaglianza indecente e vergognosa. Ma è la punta dell'iceberg o, se vogliamo, è solo la fine di un percorso, perché la disuguaglianza nasce molto prima, nasce prima di andare a scuola e poi cresce nelle opportunità che sfuggono, si accentua con l'ascensore sociale bloccato da decenni, con la difficoltà a metter su famiglia e a trovare un lavoro stabile. Più semplicemente, a immaginare il futuro. 

Se la disuguaglianza economica eccessiva, quella del portafoglio, si combatte con politiche fiscali e di bilancio rigorose, quella carsica, quella che non si percepisce, per essere contrastata ha invece bisogno di una politica più lungimirante e orientata al futuro. È quell'uguaglianza di possibilità nei percorsi di apprendimento e di costruzione della persona indicata nell'articolo 3 della Costituzione: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatti la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." 

Purtroppo non accade nella vita quotidiana dei bambini: già nel percorso di educazione obbligatoria il divario inizia a manifestarsi senza che la scuola riesca a contrastarlo. La disuguaglianza educativa si manifesta tra quelli che non hanno frequentato gli asili nido e le scuole materne, tra i maschi soprattutto, tra i residenti che provengono dal sud e da famiglie straniere, e nei divari tra i territori: il tempo pieno al sud è solo del 18% contro il 48% nel resto del paese; al Nord l'85% delle scuole ha una mensa e il 75% dispone di una palestra, nel Mezzogiorno l'80%  è senza tempo pieno e l'83% non ha palestra; se  i bimbi alla fine della primaria   al Nord hanno fruito di  1226 ore di formazione, i bimbi   del Sud senza tempo pieno di ore ne fanno solo 1000 ( è come aver perduto un'intero anno di formazione). Per non parlare di quello che accade nella secondaria: sono 83.000 gli studenti "dispersi" nel 2022 (rischiano di raddoppiare nel 2023) con una percentuale di abbandono  del 10,4% nel Centro Nord e del 16,6% nel Mezzogiorno, ragazzi e ragazze fragili che diventano invisibili, intrappolati nella precarietà, nello sfruttamento, a volte reclutati  dalla criminalità.

Le nostre istituzioni scolastiche e formative, nonostante l'impegno generoso di maestre e professori, non riescono a promuovere pienamente l' uguaglianza auspicata dal dettato costituzionale, una Repubblica che dovrebbe dare medesimi punti di partenza e meriti a tutti, e smentire quel detto assai triste "di' dove sei nato e ti dirò chi diventerai". Sono dati che Istat e Banca d'Italia aggiornano periodicamente e sono "un cazzotto allo stomaco" per stare al commento del cardinale Matteo Zuppi.

Ora abbiamo l'opportunità dei fondi del Pnrr previsti per la costruzione di nuovi asili nido e scuole per l'infanzia. Sono stati stanziati 4,6 miliardi di euro: di questi, 3 miliardi vanno per nuovi progetti (2,4 miliardi per i nidi), 700 milioni per i progetti già in essere,  600 milioni per le scuole d'infanzia, 900 milioni per le spese di gestione. Il piano prevede per il 2025 un potenziamento di 264.480 nuovi posti nei nidi e nelle scuole dell'infanzia. Raggiungeremmo il traguardo europeo di una copertura almeno del 90% per la fascia dai tre anni fino all'obbligo, e di almeno il 33% per i più piccini. Tutto bene? Non proprio, rischiamo per davvero di perdere i fondi. I motivi del ritardo sono noti: l'impreparazione delle amministrazioni locali a gestire una progettualità complessa, l'assenza di incentivi per i comuni più piccoli a consorziarsi per realizzare strutture in condivisione, l'impennata dei costi in edilizia. Ancora oggi non siamo riusciti ad impegnare tutti i fondi: dei 2000 edifici previsti (1860 sono nidi) solo 390 saranno certamente realizzati, 900 sono in uno stadio  avanzato, i restanti sono ancora di là da venire. 

Come associazione un appello ci sentiamo di farlo: Ministro Fitto ce la metta tutta per non perdere neppure un euro, se ne parla poco perché parlare di bambini non porta voti ma per noi questo davvero è bene comune e il futuro. 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ tiero)

 

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