Associazionismo e imprese

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Quante volte, nei contributi che in questi anni ho scritto per le nostre newsletter, ho dedicato tempo e parole al tema del "fare associazione", cosa voglia dire oggi pensare ANLA al futuro, pensarla nella fedeltà ai suoi valori, alle sue origini e allo stesso modo fedele alla realtà per quella come ci si pone davanti. Un percorso non facile perché mettersi in cammino insieme esige passione civile, discernimento, mettere in discussioni le vecchie certezze e correre il rischio del cambiamento. In questi 75 anni ANLA è cambiata perché è cambiato il  Paese, sono cambiate le imprese, è cambiato il lavoro e la cultura che ruota attorno a questa dimensione importantissima per la vita. Le ricerche e le indagini sui giovani e sulle loro aspettative ci raccontano questa trasformazione che  ci lascia un po' confusi e con la   sensazione assai sgradevole di "aver vissuto da un'altra parte".

Oggi ANLA è un'associazione plurale, al suo interno si sviluppano esperienze particolarmente ricche nei gruppi  territoriali e aziendali, conformati da una medesima cultura associativa animata da adulti che affrontano le tematiche legate al lavoro e seguono con interesse e curiosità l'evoluzione della cultura di impresa, che coltivano il dialogo intergenerazionale e  difendono  il valore dell'anzianità. Tema quest'ultimo che abbiamo affrontato frequentemente, non legato necessariamente all'età maturata bensì alle competenze e ai talenti messi a disposizione della comunità: l'accezione "anzianità di servizio" fa riferimento non all'età ma alle competenze maturate negli anni di servizio lavorativo semplicemente perché si è "venuti prima", e che i più giovani non hanno e non possono avere. Se è vero che le imprese sono cambiate e conseguentemente si sono trasformate anche   le relazioni tra impresa e gruppo aziendale, quale contributo può dare la nostra associazione nel ridisegnare gli obiettivi e la mission del gruppo aziendale nell'azienda 2.0, in un mercato del lavoro precario e troppo flessibile? Nella settimana scorsa ho avuto il piacere di incontrare il gruppo aziendale di Fincantieri a Roma e il gruppo aziendale della Geberit a Gaeta, due realtà che nel positivo rapporto con l'azienda  stanno ridisegnando la propria identità rendendola più ricca e articolata e che non può essere è ridotta - scusatemi la battuta - ad una cena annuale, ad un pensiero natalizio o ad una gita "fuori porta".

E allora perché non riproporre dentro ANLA in forma innovativa l'esperienza del gruppo aziendale, aiutati dai gruppi aziendali più attivi e dinamici nella relazione con l'azienda e con il territorio? Perché non stilare una carta dei gruppi aziendali con obiettivi, azioni e nuovi progetti per ridisegnare il gruppo aziendale e la cultura che lo anima nel rapporto con l'impresa? Come rendere attrattiva l'adesione al gruppo per i lavoratori più giovani, con famiglia? Come farsi promotori di servizi di sostegno  alla conciliazione vita - lavoro? Può il gruppo aziendale, ovviamente in collaborazione con l'azienda, essere un luogo di "trapasso nozioni", non quelle tecnico - professionali che già l'azienda offre ma quelle chiamate soft Kill (relazioni positive, capacità di lavorare in gruppo%u2026ecc ecc) ? Può essere il gruppo aziendale un luogo anche di ascolto di bisogni e di nuove esigenze, non ovviamente legate alla dimensione strettamente contrattuale  che spetta al sindacato ma a quell'area oggiritenuta strategica che tocca le relazioni e il clima nell'azienda? Può essere il gruppo aziendale il tramite attraverso  il quale l'azienda si propone al territorio con progetti di volontariato, di cittadinanza attiva, di solidarietà? Se i principi ESG indicano il rating di sostenibilità (l'impatto ambientale, sociale e di governance) di cui abbiamo discusso meritoriamente nei due incontri di Fincantieri e Geberit, il sociale e la partecipazione possono vedere protagonisti anche il gruppo aziendale, una "punta di cono" che sostiene quella S di sociale nelle  relazioni tra i dipendenti in azienda e con il territorio. 

Sono delle proposte, del tutto parziali e incomplete. Perché non iniziamo a parlarne in associazione e con le imprese e le loro rappresentanze? 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Farknot_Architect)