(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) La solidarietà è nella Costituzione, ed è proposta nell'art.2 come "dovere di solidarietà" che letto frettolosamente sembra più l'affermazione di un obbligo piuttosto che la prospettiva verso il quale la comunità nazionale tende nel suo determinarsi giorno dopo giorno nella costruzione della Repubblica.
A ben vedere l'art. 2 racchiude tutta la Costituzione, parla della persona nella comunità, dei diritti inviolabili da riconoscere e garantire, e del dovere inderogabile di solidarietà politica, economica e sociale. Diritti inviolabili e doveri inderogabili di solidarietà solo le due facce della stessa medaglia ed esprimono il "carattere" della Costituzione: se si riconoscono i diritti non possono non essere contemplati anche i doveri (e viceversa) in coerenza con la visione personalista e comunitaria che impregna tutta la Carta, e dentro la quale vivono la cultura del dono e della gratuità, eccedente rispetto alla visione meramente contrattualistica delle relazioni sociali ed economiche regolate dal solo scambio degli equivalenti.
Il dovere di solidarietà è riproposto in altro modo anche nell'art. 4 laddove dichiara che "ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".
Non ultimo l'art.118 che, con l'introduzione del principio di sussidiarietà, conferisce al "dovere di solidarietà", alle associazioni e ai singoli cittadini, la libertà e l'autonomia di operare per il bene comune: "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".
Tre articoli - ma potremmo citarne altri - che esprimono una concezione della vita comunitaria e della persona avvincente e generativa, un cantiere aperto alla solidarietà e alla libertà responsabile, un invito rivolto ad ogni cittadino per "fare Repubblica". Per questo il dovere di solidarietà e di advocacy a tutela dei diritti dei più fragili trovano nell'attività di volontariato e della cittadinanza attiva una espressione fulgida dello spirito costituzionale. È un contributo al quel progresso spirituale della società evocato nell'art. 4 che rammenta il vincolo di fraternità e il comune destino che unisce (o dovrebbe unire) l'intera comunità umana.
Qual è lo stile del cittadino solidale? Come si esprime il "dovere di solidarietà"?
La parabola del buon samaritano, per credenti e non, racchiude nei suoi passaggi il profilo dicoloro che si fanno prossimi. Non è filantropia pelosa o semplice beneficenza, e neppure assistenzialismo, ma un invito all'altro ad essere cittadino a tutto tondo, e ad abitare la città. Il Samaritano, uno straniero, non si volta dall'altra parte, non opera dall'alto della sua posizionema si abbassa nel servizio di aiuto, opera nella gratuità e nel dono, ascolta e si prende il tempo giusto, cura le ferite e progetta anche il dopo, coinvolgendo l'albergatore a cui promette di ritornare se necessario.
La parabola non fa cenno al povero malcapitato, non racconta alcuna forma di restituzione da parte sua perché tutto avviene sotto la cifra della reciprocità fondata sul circolo virtuoso, oso dire repubblicano, del dare - ricevere - ricambiare e poi ancora dare - ricevere - ricambiare. La logica dello scambio degli equivalenti che oggi si vorrebbe agìta persino nelle relazioni amicali e sociali non entra e non corrompe la relazione tra il Samaritano e l'uomo che ha subito la violenza.
È questal'esperienza del volontariato edi tutti coloro che praticano il dovere di solidarietà nel dono e nella gratuità per fare bene al prossimo e fare quindi bene a se stessi. La circolarità del "reciprocare" anima l'interdipendenza tra diritti e doveri, moltiplica l' amicizia sociale, dà corpo a quanto prevede la Costituzione nell'art.3: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Ma il compito più prezioso dell'azione volontaria non è una prestazione di servizi pur decisivi nella cura della vita della comunità, ma più di tutto è la tessitura di legami sociali solidi e duraturi nel tempo.
Nella libertà, perché il dono e la gratuità vivono solo in una scelta libera e responsabile. E nell'esercizio della fraternità (la sorella minore di Libertà e Uguaglianza) tra gli uomini che nel condividere un comune destino vivono la diversità e la pluralità delle azioni solidali come una ricchezza irrinunciabile.
(Crediti fotografici: iStock.com/Nicolas Micolani)
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