(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Lo abbiamo scritto nel primo editoriale: settembre è l'inizio di un nuovo anno sociale, sono numerose le iniziative culturali che anche la nostra Associazione promuoverà nei prossimi mesi.
Settembre tuttavia ci porta un'altro inizio: l'avvio dell'anno scolastico che sui social media è apparso come ogni anno pieno di volti speranzosi e un po' intimoriti, di promesse e desideri, di zaini colorati e libri ancora odoranti di nuovo, dell'ultimo sguardo ai genitori e ai nonni nell' attraversare il portone della scuola lasciandosi l'estate alle spalle.
Passato il primo giorno si entra nella routine quotidiana e lo stupore dell'inizio un po' svanisce: la sveglia al mattino presto, le ore di lezione, la paura dell'interrogazione, il tema da svolgere o l'esercizio di matematica incomprensibile, e nel mezzo l'intervallo tanto atteso. E poi l'uscita e il ritorno a casa per fare i compiti. E finalmente il tempo libero.
E' proprio lo stupore dell'inizio che la scuola dovrebbe custodire e mantenere vivo tra le sue mura, tutti i giorni, in questo tempo accartocciato su se stesso: stupore di fronte all' inatteso, la curiosità per tutto ciò che di nuovo ci si para davanti, la bellezza che va riscoperta e cercata. Sono abilità "artigiane" che però vanno educate, la scuola non è solo trapasso di nozioni e abilitazione di competenze, è il luogo nel quale ci si affaccia al mondo da scoprire, da comprendere e decifrare: un dipinto, una poesia, la lettura di un libro, le conversazioni, la complessità del ragionamento e il rigore della trattazione che ci insegnano le scienze, le interrogazioni, gli esercizi, le relazioni con i propri compagni e con i professori, sono la cassetta degli attrezzi che permetterà ai bambini e alle bambine di stare al mondo da protagonisti, curiosi e stupiti. Con un valore in più oggi, ritenuto irrilevante se non negletto: sono virtù che vivono solo nella gratuità che non chiede alcunché in cambio, un deposito culturale e artistico straordinario, prodotto dalle generazioni precedenti, da mantenere e accrescere. Non ha una immediata utilità come molti vorrebbero, non fa crescere il PIL; certo è che al centro mette il bene della persona, dei bambini e delle bambine.
Una chiosa finale: lo stupore coltivato e la bellezza amata e ricercata, attivano una didattica che definisco "della domanda": piuttosto che le risposte, date e magari già belle e confezionate, educare alle domande aiuta a prepararsi a vivere la vita come scoperta, a trovare se stessi e il posto nel mondo.
Non è un compito facile quello che attende gli insegnanti: la sola trasmissione meccanica e mnemonica di conoscenze annoia gli studenti di ogni età, può essere utile per una verifica o per passare una prova di matematica ma poco di più. Solo gli apprendimenti che hanno a che vedere con la vita concreta saranno ricordati, tenuti nel cuore.
I bambini non sono vasi vuoti da riempire ma recipienti già colmi di significati, di promesse, di germogli da coltivare, letteralmente da "tirar fuori" come ci ricorda la parola educare. Occorre aiutare a "tirar fuori" i tesori che un bambino o una bambina già posseggono. Non vogliamo essere preoccupati di cosa faranno da grandi o quale lavoro svolgeranno, ma di quello che essi saranno e vorranno essere.
Il nostro augurio è che i ragazzi, i nostri nipoti nella scuola, con l'aiuto di insegnanti autorevoli e appassionati, trovino la strada verso la felicità. Che gli spazi scolastici siano belli perché la bellezza là si apprende abitando luoghi degni e accoglienti. Che la scuola sia più amata e rispettata, soprattutto il lavoro degli insegnanti e del personale non docente e che sia nel cuore e nei pensieri di coloro che hanno una responsabilità politica e civile.
La scuola è parte del bene comune!
(Crediti fotografici: iStock.com/ Elena Medoks)
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