Home > Blog > La perdita del rispetto reciproco

La perdita del rispetto reciproco

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Gli eventi che si susseguono quasi settimanalmente e che vedono coinvolti adolescenti e giovani, amplificati dai social media, ci propongono una bacheca di notizie piuttosto triste e di grande preoccupazione. I fatti riportati dai giornali vi sono noti. Ne accenno alcuni. Le palline di gomma sparate da un ragazzo contro una professoressa,  ripresa e messa in rete da due amici nel silenzio di tutti gli altri, promosso poi con nove in condotta. Il ragazzo che accoltella l'insegnante, giustamente bocciato ed espulso dalla scuola, con un provvedimento che i suoi genitori però impugnano di fronte al Tar. I quattro youtuber di Roma che per filmare una bravata, un challenge (una sfida), uccidono un bambino di 5 anni, con il guidatore ventenne agli arresti domiciliari accusato di omicidio stradale . La storia davvero incredibile di genitori che, in una partita di calcio dei loro figli di 9 anni, in un oratorio di Seregno, di fronte ad una decisione dell'arbitro ritenuta ingiusta scatenano una rissa con i bambini spettatori allibiti; il dirigente della squadra locale sale sugli spalti, cerca di calmare gli animi, e per tutta risposta viene preso a calci e spedito in ospedale in terapia intensiva. L'annegamento per finta di Yahya Hkimi , annegato poi per davvero, sul fiume Secchia a Modena ripreso da un amico mentre veniva trascinato dalla corrente. Il challenge degli antistaminici: 12-13 pastiglie da ingerire per avere allucinazioni riprese in diretta: peccato che spesso provocano crisi epilettiche gravissime.

Siamo passati dalla stagione dei doveri  dove il torto lo avevi sempre tu - ricordate i nostri genitori sempre dalla parte degli insegnanti e delle istituzioni - a quella del diritto ad essere quello che vuoi, contro tutti coloro che ti ostacolano. I colpevoli sono gli insegnanti, gli educatori, gli allenatori, gli infermieri, i dottori, talvolta i genitori... Tutti percepiti come una "controparte sindacale", costretta a difendersi senza rete di fronte al tribunale impietoso dei social media. Sia chiaro, non è che gli insegnanti, le maestre, gli infermieri siano da difendere sempre e comunque, ci mancherebbe. Quello che si è rotto tra noi adulti è il patto di rispetto reciproco, ciascuno nel proprio ruolo, distinto e autonomo. Come possono vivere comunità educanti, patti educativi territoriali senza questo riconoscimento reciproco?

Impauriti dal fuori, la famiglia fragile costruisce una  copertura viziata di mutuo soccorso intergenerazionale che nulla ha a che vedere con l'affetto, con il prendersi cura, con il valore della legalità. Il genitore ideale è il "papo" che bacia il cofano della Ferrari cabriolet presa a noleggio, con i capelli al vento, senza cinture di sicurezza, ripreso dal figlio felice che esclama "Papo è bellissimo" o i genitori ultrà che difendono il diritto del figlio ad essere il più bravo, il più performante, combattendo contro tutto ciò che lo impedisce. 

Cosa ci sta accadendo? La colpa è dei giovani senza valori o c'è qualcosa di più profondo che riguarda noi adulti, in difficoltà a sostenere con autorevolezza un percorso di accompagnamento verso la vita adulta? Presi da un giovanilismo che inquina la vita e impedisce di dare alla vita un senso, un significato,   alcuni genitori dimenticano il compito affascinante e faticoso dell'aiutare i propri figli a tirar fuori il futuro, i talenti da scoprire e valorizzare, ad aver cura per la vita che richiede talvolta dei no, dei divieti per amore. Educare viene dal latino educere, tirar fuori: non imporre una via, la propria via , ma la via che il figlio dovrà scoprire in se stesso, passo dopo passo, attraverso esperienze via via sempre più autonome, coraggiose ma sempre " protette" da genitori attenti, soprattutto nell'età adolescenziale e della giovinezza.

È questo anche il nostro compito, quello di persone  che amano la loro anzianità, che amano la vita che giunge inaspettata tutti i giorni, e che nel reciproco volersi bene aiutano i giovani, i figli, i nipoti a non  stancarsi nel cercare e desiderare la buona vita. Autorevoli non autoritari: autorevoli perché stimati e degni di fiducia, capaci di ascoltare, di comprendere e di ammettere i propri errori, rispettosi degli altri, testimoni di una vita costruita su buoni valori.

Un ultima considerazione. Dietro la bacheca di notizie tristi vive un mercato  fiorente che incentiva e retribuisce questi filmati estremi. In rete si moltiplicano le challenge,  le sfide più estreme che vedono impegnati centinaia di streamer (persone che gestiscono un canale su una piattaforma) e di creator (quelli che creano contenuti digitali) con un coinvolgimento di milioni di utenti, giovanissimi soprattutto. Un circolo vizioso e talvolta mortifero: più le sfide sono agguerrite e fuori dall'ordinario, maggiori sono gli introiti associati al canale per via delle visualizzazioni generate . Si calcola che siano 29 miliardi di euro i ricavi di Youtube, 116 quelli guadagnati da Meta, 243 mila gli studenti coinvolti negli USA nei challenge e 21 mila gli euro che guadagnano se vanno oltre i 6 milioni di visualizzazioni. "Tranquilli daremo un sacco di soldi alla famiglia e sistemeremo tutto", sarebbe stata l'affermazione di uno dei quattro Youtuber romani.

Darci una regola? Una norma che controlli questo "non mercato", falso e mortifero?

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ fizkes)

Non sei ancora
iscritto ad ANLA?

Scopri come entrare a far parte dell'Associazione.




convenzioni anla

Convenzioni

Scopri tutte le offerte e convenzioni riservate esclusivamente agli associati ANLA

scopri di più

rivista esperienza


Esperienza

La rivista mensile di attualità, cultura e informazione della nostra Associazione. Per i soci anche online.

scopri di più

Newsletter

Iscriviti alla nostra mailing list per ricevere tutte le notizie e gli aggiornamenti dell'Associazione.