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La manovra di Bilancio e la Sanità

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Se leggiamo le preoccupazioni prevalenti dell'opinione pubblica,  ne troviamo una in particolare: il sistema sanitario.

La manovra di Bilancio 2026 porterà alla Sanità più di 2,3 miliardi che dovrebbero proseguire nei due anni successivi con 3,5 miliardi nel 2027 e 6 miliardi nel 2028, risorse che serviranno soprattutto ad assumere personale e tamponare la fuga di medici e infermieri dal servizio pubblico. Ma queste risorse, pur importanti, non serviranno a colmare il gap tra il fabbisogno provocato    dall'invecchiamento della popolazione e dal costo crescente della tecnologia sanitaria, e la spesa prevista da qui al 2028. A studiare il Documento programmatico di economia e finanza pubblica emerge   che nei prossimi anni rischiamo di avere una voragine di 40 miliardi che verrebbero a mancare al Sistema Sanitario Nazionale. Uno scostamento tra previsioni di spesa e finanziamento che può aprire nei bilanci regionali un buco quanto basta per costringere le Regioni a tagliare prestazioni e aumentare le tasse. 

Più volte la nostra Associazione si è soffermata sulla situazione della salute nel nostro paese: ne abbiamo parlato nella newsletter e in Esperienza; sull'argomento abbiamo organizzato convegni e incontri nazionali e altri sono in preparazione, sempre con il nostro stile associativo e con un approccio imparziale, orientato solo alla costruzione del bene comune.  Sono del resto noti i problemi che attraversano la Sanità ormai da un decennio: liste di attesa fuori controllo, personale stremato e demotivato che abbandona il Sistema Sanitario Nazionale,  difficoltà per la sanità territoriale, 41 miliardi di spesa privata e  di 5,8 milioni  di persone che hanno rinunciato a curarsi.

Vediamo i provvedimenti più significativi previsti in Sanità dalla legge di Bilancio 2026, dicevamo risorse importanti ma non sufficienti a detta degli esperti del settore. Si prevede di portare la prevenzione - la cenerentola del nostro sistema sanitario - al 5,5% del finanziamento complessivo per rafforzare gli screening già esistenti e introdurne uno nuovo dedicato al tumore al polmone; di dare un sostegno maggiore al piano salute mentale, rendere stabile la sperimentazione della farmacia dei servizi e rafforzare l'assistenza territoriale e domiciliare. Si punta inoltre ad aumentare le retribuzioni dei medici per ridurre le liste di attese, e i vuoti nella pianta organica  nelle specializzazioni dove si fa poca o niente attività privata, per esempio la medicina di emergenza e gli anestesisti. Si vogliono assumere infermieri: ne mancano più di 30.000, una professione sempre più "snobbata" dai giovani tanto che nei test di ammissione per la prima volta si sono presentati meno candidati rispetto ai posti disponibili. 

Non sono poche le risorse, dicevamo, ma non sono sufficienti per aggiornare i Livelli Essenziali di Assistenza. Dopo anni di deinvestimento nella sanità pubblica, in futuro occorrerà un piano di rifinanziamento progressivo che vado oltre la manutenzione ordinaria e permetta di avviare una  programmazione di lungo periodo fornendo certezze a Regioni, Asl e personale sanitario.

Auspichiamio maggiori certezze e più sicurezza per i cittadini, perché la salute non è una spesa ma un investimento per il futuro del Paese. Il Servizio Sanitario Nazionale rischia di spegnersi lentamente per mancanze di risorse e per la scarsa attenzione della politica, un sistema invidiato per anni da tutto il mondo, un baluardo per la tutela del diritto alla salute, il diritto alla vita per tutti, un diritto fondamentale che dà anima alla nostra democrazia e alla Repubblica.

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Moostocker)

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