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La difficoltà del presente

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Non si può dire che stiamo vivendo una stagione serena e speranzosa. Anzi, giorno dopo giorno sembra che la spirale delle crisi si aggrovigli sempre di più e si allarghi in mille diramazioni. I fronti di guerra  catturano la nostra attenzione quotidianamente: alla guerra in Ucraina scoppiata da più di un anno e mezzo, e che mai avremmo immaginato  durasse così tanto, si è aggiunto l'efferato l'attacco terroristico di Hamas contro Israele. Abbiamo visitato insieme la Terra Santa in uno dei tanti viaggi organizzati dalla nostra associazione, una terra dolce e ricca  di diversità,   madre delle religioni monoteiste,  una terra di pace e di spiritualità profonda per la nostra umanità. L'odio e la violenza più terribile stanno cancellando tutto

E come dimenticare i focolai nel Nagorno Karabakh e quelli tra Serbia e Kosovo praticamentedentro l'Europa? Sembra di rivivere gli allarmi dei nostri genitori negli anni '38-'39 del secolo scorso, alla vigilia della seconda guerra mondiale, come ha ricordato il presidente Mattarella in Portogallo. Il "mare nostrum", crocevia da sempre di culture, filosofie, religioni sta diventando uno spazio di tensioni diplomatiche e di conflitti armati che mai avremmo pensato di vivere dopo la tragedia delle guerre mondiali. Quello che più colpisce in questa escalation di violenza  che sta avvolgendo il Mediterraneo è la debolezza delle istituzioni internazionali, della politica e della diplomazia che sembrano evaporate nella loro funzione preminente di prevenzione e mediazione dei conflitti. 

Accanto alle preoccupazioni internazionali si aggiungono le incertezze di casa nostra dovute anzitutto all'andamento dei redditi delle famiglie falcidiati dalla inflazione e dalla gestione faticosa dei migranti su cui abbiamo riflettuto in una precedente newsletter. Questioni che aggiungono incertezza a incertezza sul futuro del nostro paese e su quello dell'Europa. 

Siamo una associazione "terza" rispetto agli schieramenti politici, ma non rinunciamo a fare politica nei suoi significati più profondi, di costruzione cioè di comunità civili fondate sui principi della Carta costituzionale e sul rispetto della dignità della persona, di tutte le persone. Andare per slogan e proporre soluzioni facili ma irrealizzabili porta a disillusioni e comportamenti cinici e astiosi, a diserzioni dall'impegno di cittadinanza attiva e dalla partecipazione politica. Non ce lo possiamo consentire.

Ci permettiamo di dare qualche consiglio ai responsabili politici del paese.

Sarebbe utile attenuare i toni polemici oltre il dovuto perché la polemica può pure starci nel dibattito pubblico ma non deve superare il limite della buona educazione; suggeriamo di non cavalcare le paure e le insicurezze per guadagnare qualche zero virgola di consenso; va spiegata con onestà la situazione economica finanziaria e sociale che stiamo vivendo e dire le risorse vere disponibili (non quelle  prese a debito, troppo facile) per scrivere una legge di bilancio giusta e onesta. Non distraiamo la comunità nazionale  su eventi certamente significativi ma che non hanno alcun impatto sulla vita della gran parte delle famiglie. Concentriamoci al contrario sulle   questioni più significative, necessarie e indispensabili per tutelare il benessere dei cittadini.

La prossima legge di bilancio non avrà molte risorse, le priorità dichiarate dalla Presidente Meloni sono la difesa dei redditi, il taglio del cuneo fiscale, il sostegno alle famiglie. Obiettivi certamente condivisibili anche se va detto, per onestà, che le risorse sono garantite solo per il prossimo anno. Per parte nostra proponiamo altri tre punti

La sanità in primis, che va finanziata con risorse adeguate più di quanto siano previste nella Nadef, per evitare il tracollo del sistema pubblico. La seconda riguarda la legge quadro per la non autosufficienza e per l'Invecchiamento  attivo, approvata dal Parlamento, ma che per essere implementata con i previsti decreti delegati ha bisogno di almeno 6/7 miliardi. Ultimo le migrazioni: i  decreti non stanno portando grandi frutti, del piano Mattei non se ne sente più parlare, come pure dell'accordo con Tunisia mai decollato. Forse un "tagliando" sulle politiche migratorie andrebbe fatto. 

Come associazione cosa possiamo fare? Anzitutto mantenere tra noi un dialogo aggiornato e documentato sui temi che via via ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi: niente pregiudizi, niente slogan, ma la pratica del discernimento per cercare insieme di comprendere la realtà che viviamo e, quandopossibile e se abbiamo competenze, dire la nostra con lo stile di sempre, di chi non fa politica partigiana ma politica per davvero, quella vera, quella che protegge e  costruisce comunità solidali e giuste.

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Bestgreenscreen)

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