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La creatività dei giovani

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Talvolta anche i nostri cuori si fanno prendere dalla malinconia osservando il mondo contemporaneo:   ci appare incerto e insicuro messo a confronto delle stagioni della vita nelle quali abbiamo "tirato su" famiglia, fatto crescere i  figli e lavorato con impegno per contribuire al benessere nostro e di tutti.  Portavamo nel cuore una buona dose di certezze, talvolta  eccessive,  ma che davano senso all'agire quotidiano e indicavano la traccia della via da percorrere. La vita sociale mediamente era più ricca  di incontri e  relazioni: in azienda, nel sindacato, in parrocchia, nell'associazione, persino tra parenti. Anche la democrazia  appariva più solida nonostante il bipolarismo bloccato  tra Dc e PCI. Oggi nella vita di molti la solitudine la fa da padrone, rinserrati in un individualismo asfittico che ruba il futuro e ottunde ogni speranza.

Ma non è così per tutti, sotto traccia sono tanti coloro che dedicano attenzione a tessere   relazioni, a godere il tempo dell'amicizia, anche a battersi per la democrazia. Sono rimasto colpito dalla creatività che i giovani nel mondo mettono in campo per la libertà e il rispetto dei diritti umani, manifestazioni simboliche e ironiche  che rompono il muro della censura. Molti giornali ne hanno dato conto.

Ve ne racconto alcune, con un sorriso e tanta speranza, per guardare con benevolenza i nostri giovani quando vanno in piazza e ci sembrano un po' alieni.

Ricorderete gli studenti thailandesi che di fronte all'ennesimo colpo di stato, scesero nelle strade di Bangkok a migliaia   con il simbolo delle tre dita alzate, come la protagonista Katniss nel saluto al popolo vessato, nel  film Hunger games di Gary Ross. La giunta militare fu costretta a metterlo fuori legge. Ma non si sono fermati, hanno dato vita al movimento "Free Youth", gioventù libera, e da settimane occupano  le piazze di diverse città sbizzarrendosi con performance  ispirate ad altri personaggi   cinematografici. Anche nel Myanmar (ex Birmania), la protesta contro i generali nel 2021 si è identificata nel saluto con le tre dita, arricchito da un ovetto tenuto in mano.

Non sono da meno i giovani russi. La guerra in Ucraina va denominata pubblicamente  "operazione militare speciale", guai a parlare di guerra o a usare sinonimi,  la repressione giunge in un attimo. Ogni protesta, anche virtuale, è vietata; si  finisce in carcere anche per un poster bianco,   per una confezione di affettati della marca Miratorg a cui sono state cancellate le ultime cinque lettere per isolare la parola Mir (Pace), o indossando il nero in segno di lutto o lasciando fiori bianchi (allusione al movimento anti-nazista Rosa Bianca) davanti alla ambasciata ucraina. La creatività non conosce limiti: si indossa un nastro verde, il colore della pace e della speranza, censurato perché è il colore che Zelenski scelse durante la sua campagna elettorale, mentre a San Pietroburgo è nato il progetto "Piccolo picchetto", la protesta dei pupazzetti di plastilina o di pezza con in mano la bandiera ucraina o poster pacifisti... E che dire dei  messaggi scritti sulle banconote?

Anche i giovani cinesi si muovono: da alcune settimane  si riuniscono di notte, si mettono in cerchio, si chinano a quattro zampe e avanzano con un movimento a circolo chiuso e senza sbocchi. È la risposta  alla politica governativa zero-Covid che continua a imporre lockdown e restrizioni a milioni di cinesi. 

Non ultime le immagini  di questi giorni  delle giovani iraniane che si tagliano ciocche di capelli in segno di lutto per Mahsa Amini, deceduta in circostanze sospette dopo essere stata arrestata perché non indossava bene il velo: sono state imitate in tutto il mondo. Non vanno dimenticati i giocatori della nazionale di calcio che in Qatar nella prima  partita non hanno cantato l'inno nazionale. 

Anche noi di Anla usiamo gesti simbolici simili a quelli che utilizzano i giovani, come per esempio la raccolta dei rifiuti in aree di particolare bellezza o durante la festa dei nonni. Non siamo creativi come loro ma comunque ci proviamo.  

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ AlexSava)

 

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