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Investire in educazione e prevenzione

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Gli episodi provocati dalle incursioni violente delle gang giovanili verso le persone più fragili e verso le donne si fanno sempre più frequenti. Ultima, l'aggressione del 2 giugno ad un gruppo di ragazze adolescenti sul treno che le riportava da Peschiera del Garda a Milano, aggressione ad opera di giovani in gran parte di origine nordafricana, come hanno denunciato le stesse ragazze alla Polizia di Milano. Sono episodi gravissimi e sempre più frequenti, che vedono coinvolti soprattutto adolescenti: i reati commessi da minorenni nel 2021 sono stati quasi 35 mila. Sta accadendo ovunque, le notizie arrivano sui media nazionali solo quando gli avvenimenti sono veramente gravi e particolarmente odiosi: le molestie sessuali sui treni regionali; le botte tra bande - appuntamenti via social -  come passatempo; il bullismo di gruppo che vede protagoniste anche le ragazze, si veda   l'ultimo caso a Napoli. 

Riusciamo ad offrirci una riflessione saggia, argomentata e lungimirante su quanto sta accadendo nelle nostre città? 

Che quei ragazzi vadano individuati e puniti senza alcuna giustificazione è fuor di dubbio. Non dobbiamo assuefarci a queste barbare consuetudini per ritrovarci nel degrado oramai endemico che vivono le banlieu francesi e quelle di tante metropoli europee: città divise e quartieri inavvicinabili, società spaccate e disordini quotidiani. Le nostre forze dell'ordine ne sono consapevoli, spesso senza strumenti adeguati; lo sono pure i bravi insegnanti impegnati negli istituti scolastici in aree urbane di confine sempre più ghettizzate, come pure le parrocchie e l'associazionismo giovanile. 

Ne abbiamo discusso insieme in un precedente articolo nelle nostre newsletter settimanali. Inutile sottovalutare o far finta di non vedere:  molti di questi adolescenti sono nati e vivono in Italia e provengono da famiglie straniere residenti. Chi intercetta queste gang le riconosce da subito: stesso abbigliamento e taglio di capelli, medesimi gusti musicali, tanta rabbia nel cuore, voglia di emergere e di uscire dal ghetto. L'eventuale denuncia? Solo un fastidio, sopportabile: nulla a confronto con la gloria conquistata sui social (Tick Tock e Telegram) e presso migliaia di follower inneggianti.

Sono giovani al centro di un doppio scontro: generazionale con i genitori legati ancora al paese di origine,  e identitario con il paese - l'Italia - in cui sono nati e cresciuti. Un corto circuito che provoca risentimento, rabbia e scontento. La vicenda di Peschiera del Garda è paradigmatica: ragazzi che partecipano ad un raduno battezzato "l'Africa a Peschiera del Garda" non riconoscendosi italiani  e dando una immagine fuorviante dell'Africa, devastano un territorio e molestano ragazze inermi che diventano improvvisamente "bianche", una semplificazione razzista al contrario, una sub cultura arcaica contro le donne e di teppismo urbano organizzato.

Le risposte via Twitter della politica non si sono fatte attendere e non ci hanno sorpreso, siamo al solito. C'è chi chiede la repressione per legge inasprendo le pene  per i minori, e chi si schiera (giustamente ) con le ragazze senza-se-e-senza-ma, come si è solito dire, ma senza offrire alcuna soluzione. 

La via , anche questa vi potrà apparire troppo scontata, è quella di   investire in educazione e in prevenzione, in altre parole  in amore e passione civile verso le giovani generazioni. Va fatto il punto seriamente: non bastano gli investimenti in strutture, pur necessarie e urgenti previste dal Pnrr: occorrono educatori (ne mancano 40mila) nelle future scuole per l'infanzia; educatori di strada retribuiti (non solo volontari) nei quartieri più ai margini; mediatori culturali, categoria professionale bistrattata. Non solo, la scuola è l'avamposto di integrazione e di promozione delle diversità ma come sappiamo sconta una difficoltà congenita a stare al passo con i tempi nonostante la buona volontà di molti docenti: occorre più tempo pieno, laboratori, strutture aperte anche il pomeriggio. Ai comuni più fondi per investire sul tempo libero e sull'associazionismo (cultura, sport, turismo sociale..). 

Sarebbe auspicabile anche un maggiore sostegno alle forze di polizia: con più risorse a disposizione si potrebbe ad esempio intensificare l'attività di prevenzione monitorando i social media e intervenire prima che i fatti accadano. 

Al Parlamento il minimo sindacale: approvare una nuova legge sulla cittadinanza. Sono centinaia di migliaia gli adolescenti italiani che, cresciuti con noi, studiano e si ritrovano nella stessa cultura dei loro compagni ma non sono cittadini italiani perché nati da genitori stranieri. 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ fizkes)

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