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Insieme

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Può accadere che si organizzi al meglio un seminario di formazione sul fronte logistico, su quello dei contenuti, sul progetto culturale che si vuole proporre e sui relatori da invitare. Non è detto  che poi, nello svolgimento delle giornate, tutto vada della direzione auspicata: i contenuti   sono annodati alle storie delle persone ospitate che vanno rispettate nella loro libertà, senza alcun vincolo, salvo il mandato a svolgere il tema proposto. In questa Winter School, la prima che organizziamo nella stagione invernale, è accaduto qualcosa di inaspettato, neppure tanto previsto: i relatori, pur nella diversità dell'esperienze da cui provenivano e dal profilo culturale che le caratterizzavano, ci hanno offerto una riflessione su "crisi e segnali di speranza" inaspettatamente  convergente. 

Sono intervenuti: due presidenti di reti associative (le più significative), Gigi De Palo del Forum delle Associazioni familiari e Vanessa Pallucchi del Forum nazionale del Terzo Settore; il direttore Alessandro Lombardi  del Dipartimento del Terzo Settore presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e  Don Rocco D'Ambrosio professore alla Gregoriana; Enrico Giovannini professore di economia e già ministro della nostra Repubblica, e Pierangelo Albini direttore Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria.

Difficile fare una sintesi, o anche solo trarre conclusioni tanto è stato il materiale offerto dai nostri ospiti: ci vuole il tempo giusto per sedimentare i pensieri e "masticare" le parole che ci sono state offerte nella due giorni romana. Mi limiterò soltanto a proporvi qualche spunto, insufficiente ma spero utile per iniziare a programmare insieme l'ANLA del 2023. 

La parola crisi è stata declinata in vario modo, ma con alcuni punti fermi. Ci troviamo di fronte ad un passaggio  complesso e difficile dovuto all'accumularsi di troppe transizioni: quella  climatica e energetica, quella sociale/sanitaria e demografica, quella economica e della mobilità in entrata e in uscita nel nostro paese e in Europa. Un terremoto, lo ha ricordato Enrico Giovannini riflettendo sulla crisi sistemica del nostro modello di sviluppo: una serie di shock, di punti di non ritorno dai quali sperabilmente può nascere una consapevolezza più matura e una stagione trasformativa  per ridisegnare un modello di sviluppo più sostenibile e inclusivo.

Gigi De Palo ci ha sottolineato che la "trappola demografica" in cui siamo caduti porterà al collasso il sistema di welfare e previdenziale nei prossimi trent'anni, salvo provvedere con politiche finalmente attente alle famiglie, alle giovani coppie, ai bambini e alle bambine. Il tempo sta scadendo - ha dichiarato -, abbiamo ancora solo dieci anni per contrastare il declino di speranza e di futuro.

La crisi multidimensionale del modello di sviluppo ci lascia in eredità una profonda crisi sociale:  tuttavia la resilienza del sistema dei corpi intermedi e di una società civile organizzata che continua ad esserci, rafforza la nostra convinzione sui valori della partecipazione e della dimensione del "noi" cari ad Anla. Di fronte al disorientamento e alla tentazione di astenersi su tutto, Vanessa Pallucchi e Alessandro Lombardi hanno ribadito il valore del "fare associazione" come atto rigenerativo per la nostra democrazia oramai stanca. Non solo, hanno riproposto  il valore dell'azione volontaria come deposito prezioso di spontaneità, gratuità, solidarietà, di dono e servizio disinteressato. La speranza si nutre, lo ha ricordato Pierangelo Albini, se è chiara la direzione del viaggio da intraprendere: la nostra Odissea è quella di Ulisse verso Itaca, un porto certo su cui attraccare, e non "l'Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick. Il compito avvincente del dove andare  spetta primariamente alla politica che vorremmo più attrezzata ad analizzare i bisogni, a costruire una visione e un progetto. 

E' un processo che ha bisogno di valori spirituali spesso dimenticati: il senso del dovere e di giustizia, la responsabilità nel prendersi cura del Bene comune e di relazioni positive e libere da ogni pregiudizio. La speranza, ci ha ricordato don Rocco D'Ambrosio, è possibile solo se la si àncora a qualcosa di solido, alle cose che valgono e alla fatica del porsi le domande giuste, a non perdere tempo, a trovare le parole significative e pregnanti per la vita: insieme, ci ha raccomandato. Qui torna un punto a me molto caro che non mi stanco di proporvi: "insieme" significa " fare più associazione", volersi bene e organizzare esperienze di vita comunitarie, piccole o grandi che siano.

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