Home > Blog > Il tempo lento  della contemplazione

Il tempo lento  della contemplazione

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Oggi tutto si fa smart e veloce, le immagini passano davanti ai nostri occhi, i  campi visivi si restringono sempre di più, i selfie autocelebrativi non prevedono campi lunghi e larghi, tu sei al centro e gli altri un corollario. Mi ha colpito un selfie della Ferragni durante il festival di Sanremo: al centro  il suo volto e il braccio teso con il cellulare nella mano, dietro Morandi, il presidente Mattarella e sua figlia; il suo sorriso è in posa con i denti ben sgranati, quelli degli altri un po' piatti e stereotipati. Non me ne vogliano la Ferragni o il presidente Mattarella, ma quella fotografia, come tanti altri selfie, racconta volti senza sguardo, non richiamano alla interiorità,  è una fotografia senza ricordi, senza storia, priva di ampiezza e profondità, tutto si esaurisce nell'istante di una emozione passeggera. Oggi, più che posare, davanti all'obiettivo si "salta" solo per esternare e apparire.

Sono partito da un esempio, un selfie, per proporvi un altro appunto di spiritualità.

Come per i selfie, ma non solo, nel tempo del metaverso tutto assume valore solo se è esposto. Ciò che invece riposa o che indugia presso di noi è ritenuto irrilevante perché poco commerciabile e comunicabile. Insomma, è tempo perso, come sono tempi persi il dialogo, la conversazione, l'apertura all'altro, l'ascolto e la risposta attenta e premurosa, la lettura, il silenzio. Alla pazienza di una narrazione lenta e lunga  la modernità contrappone l'imperativo di andare subito al sodo, perché nel tempo del selfie, del twitter, non c'è nulla da decifrare, nessuna trascendenza da indagare, tutto va reso godibile e fruibile.

Ho timore che passo dopo passo si stia perdendo l'arte spirituale dell' indugiare contemplativo su ciò che incontriamo, che sia un oggetto, un volto, un'immagine, un quadro, un portone di un palazzo antico, un tramonto... Ho timore che si perdano pezzi di felicità e un po' di vita. D'altra parte sono altrettanto convinto che la cura della  vita interiore aiuta ad amare, a capire e fare compagnia, a ridere e commuoversi, ad avere comprensione, perché se andiamo alla radice della nostra umanità noi siamo fatti di ciò che è rivolto agli altri e non a noi stessi, il contrario dell'autoselfie appunto. 

Scrivevo alcune settimane fa che vivere non è sopravvivere, che vivere è realizzare il passaggio dalla vita come condizione - spesso subita - alla vita come vocazione: chi trattiene gelosamente la propria vita la perde, chi crede nella sua generatività la moltiplica. Noi sappiamo nel profondo del nostro cuore che è così, abbiamo già fatto tanto cammino.

Può la nostra anzianità essere una risorsa preziosa per aiutare i giovani immersi nel tempo del "qui e ora" a riscoprire l'arte della contemplazione, parola che deriva dal latino "contemplari", da "con" (per mezzo) e  "templum" (lo spazio del cielo)? Ne sono convinto, la vita non è solo vedere ciò che ci passa davanti agli occhi, e neppure solo guardare per analizzare ciò che vediamo. È anche contemplare: per trascendere la realtà, per andare in profondità; per cercare la verità e l'essenza  in ciò che stiamo guardando, nei volti dei nostri cari e degli amici in associazione, nei volti degli uomini e delle donne che incontriamo.

E così, per davvero, "mi illumino d'immenso".

 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/anyaberkut)

Non sei ancora
iscritto ad ANLA?

Scopri come entrare a far parte dell'Associazione.




convenzioni anla

Convenzioni

Scopri tutte le offerte e convenzioni riservate esclusivamente agli associati ANLA

scopri di più

rivista esperienza


Esperienza

La rivista mensile di attualità, cultura e informazione della nostra Associazione. Per i soci anche online.

scopri di più

Newsletter

Iscriviti alla nostra mailing list per ricevere tutte le notizie e gli aggiornamenti dell'Associazione.