(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Sono 148 i miliardi di euro che nel 2023 gli italiani hanno buttato via nel gioco d'azzardo. Nel 2024 si potrebbe giungere a 160 miliardi, un incremento di quasi il 9% dai quali lo Stato incasserebbe 7 miliardi ritenuti una risorsa fondamentale per fare quadrare i conti. Numeri impressionanti per un settore che non conosce crisi e con una offerta in continua espansione.
Il giocatore patologico ha un profilo culturale medio basso, sogna di trovare nel gioco la soluzione dei propri problemi illudendosi che un colpo di fortuna cambierà la vita. Ma è una illusione pagata cara, lo sappiamo bene. Erano 1,5 milioni i consumatori patologici rilevati nel 2018 e aumentati negli anni successivi, tra questi 70.000 minorenni che non dovrebbero giocare per legge, 120 mila anziani over 65, 200 mila tra i 18 e i 24 anni.
Nonostante le evidenti conseguenze sociali del gioco d'azzardo c'è la tendenza da parte degli operatori del settore a sottovalutarle - a volte ad occultarle - in nome della libertà individuale e dei posti di lavoro garantiti. Lo Stato fa lo stesso, ammicca da sempre perché i vantaggi fiscali nei periodi di magra come gli attuali sono ritenuti indispensabili.
Accade di nuovo con la manovra di bilancio per il 2025 che vuole da un lato aumentare gli introiti rendendo strutturale la quarta estrazione del lotto e del superenalotto del venerdì introdotta nel 2023 per sostenere le popolazioni colpite dall'alluvione in Emilia Romagna, parliamo di 120 milioni. E dall'altro concedere per due anni una proroga onerosa ai concessionari di sale da gioco (slot machine e scommesse) dalla quale il Tesoro conterrebbe di incassare 250 milioni.
Non solo, si sopprime l'Osservatorio nazionale per il contrasto al gioco d'azzardo, e si revoca il finanziamento dedicato all'offerta di presa in carico terapeutica assistenziale e di prevenzione per le dipendenza da gambling. Aggiungo che l'abrogazione o il differimento di norme previste da molte leggi regionali riguardanti il settore stanno rafforzando la ripresa anche delle slot; tra il 2022 e il 2024 gli apparecchi si sono "riaccesi" in 1200 pubblici esercizi (bar, negozi etc etc) che con le norme in vigore nel 2018 avevano spento.
Siamo di fronte ad un bluff, una illusione ottica: aumentano le entrate fiscali dal gioco d'azzardo, aumenta persino il PIL, ma aumentano povertà , sovraindebitamento, usura, disgregazioni familiari, problemi di salute dovute alle dipendenze patologiche d'azzardo. Per lo Stato, per la comunità nazionale è una operazione a debito, a debito verso una parte di popolazione vulnerabile poi da assistere.
Le associazioni industriali in rappresentanza delle imprese del gioco una proposta sul "gioco problematico" l'hanno fatta: propongono di investire su personale formato alla prevenzione prima che la ludopatia diventi conclamata, il divieto assoluto per i minori e per le persone che hanno problemi con il gioco, la riduzione delle sale e delle slot di un'altro 10%, e una certificazione per i "punti di gioco" che rispettano standard elevati di sicurezza ai quali verrebbe concessa una deroga sui limiti e sulle distanze previste da norme regionali e comunali, limiti che rimangono attivi per i "punti gioco" non certificati.
Ci sembra un "pannicello caldo" nei confronti di un fenomeno devastante per tante famiglie. Il Governo faccia un passo indietro, avvii una riforma del sistema gioco che dia regole chiare su tutto il territorio nazionale alle aziende del gioco, non sottragga risorse alla prevenzione alla cura e alla lotta contro le ludopatie. E mantenga l'Osservatorio presso il Ministero della salute, uno strumento che in questi anni si è rivelato utilissimo per monitorare il fenomeno e suggerire efficaci politiche di prevenzione.
(Crediti fotografici: iStock.com/ Bet_Noire)
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