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Il dibattito sul fine vita

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Il Consiglio regionale della Toscana con l'approvazione della legge sull'aiuto sanitario al suicidio medicalmente assistito ha riaperto il dibattito sul fine vita, questione tra le più delicate fra quelle di cui può occuparsi la legge. La Toscana è la prima regione italiana che legifera sul tema anche se altre Regioni hanno tentato di aprire un analogo procedimento legislativo.

Affrontare i temi legati alla bioetica richiede da sempre tanta responsabilità, percepiamo da subito la difficoltà ad esprimere giudizi definitivi e a cercare cammini condivisi. A molti di noi è capitato di vivere vicino a persone malate nel corpo e nello spirito a tal punto da pensare alla morte come resa al dolore. E noi ci siamo messi accanto, vicini, per fare tutto ciò che restava possibile fare, per lenire il dolore, per trattarlo e reprimerlo. Un atto di amore immenso e un dovere inderogabile di solidarietà come ci ricorda la Costituzione. Vorrei offrire alcuni elementi di riflessione che aiutino a maturare un'opinione, nella libertà di ognuno e in piena coscienza. 

Sulla legge toscana, alcune considerazioni: la legge ha avuto un iter piuttosto accelerato e frettoloso benché la giurisprudenza costituzionale avesse chiarito da tempo che la disciplina sul fine vita compete in via esclusiva alla legge statale. È la prima Regione italiana che regolamenta l'accesso al suicidio assistito che, tra l'altro (non è un merito, anzi) per reperire le risorse economiche necessarie le ha distratte dai fondi per il sostegno alle disabilità. Per molti esperti è una legge inapplicabile e largamente impugnabile, non indica chiaramente le condizioni previste dalla sentenza 242/2019 della Consulta. La sentenza non sancisce il diritto al suicidio assistito come molti affermano, ma stabilisce la condizione di non punibilità riferite all'art.580 del codice penale che persegue, senza eccezioni fino ad oggi, l'istigazione al suicidio. Non è punibile, fuori da ogni istigazione, se l'azione è rivolta ad un soggetto pienamente capace, che ha una patologia irreversibile fonte di intollerabili sofferenze fisiche e psicologiche, e tenuto in vita da trattamenti di sostentamento vitale. Condizioni che vanno accertate da una struttura sanitaria pubblica. Da aggiungere per completezza che se una persona malata decidesse di interrompere le cure che la tengono in vita, come prevede la legge, nessuno potrebbe impedirglielo. Ma anche in questo caso la persona non può essere abbandonata, è compito delle strutture sanitaria garantire tutto il sostegno necessario.

L'accelerazione imposta dalla Regione Toscana spingerà sperabilmente il Parlamento ad approvare  una legge nazionale. In Commissione sanità e giustizia del Senato dopo il ciclo di audizioni è stato istituito il comitato ristretto  chiamato a redigere un testo base rispetto ai 5 presentati. Una normativa  che ci auguriamo sia chiara e  pienamente coerente  con la sentenza della Corte costituzionale, non  improntata ad una concezione unilaterale dei diritti della persona che metta al centro il diritto fondamentale che è la cura della vita, oggi minacciato dall'arretramento  dei servizi offerti dalla sanità pubblica. Mi auguro che la questione sia trattata con delicatezza e senza strumentalità, che non prevalga la dimensione individualistica di una libertà male intesa.  

Il fine vita   chiama alla responsabilità tutta la comunità: vanno sostenute le persone che attraversano dolori e sofferenze, occorre alleviare le troppe solitudini, investire sulle cure palliative e sul sistema degli hospice, come prevede la legge 38/2020, per accompagnare le persone nella fase finale della vita: assistenza ospedaliera e quella domiciliare garantite su tutto il territorio nazionale, cure palliative di facile accesso affinché nessuno si senta "obbligato" dalla malattia o dalle circostanze a scegliere la morte, e possa vivere fino all'ultimo respiro con la giusta  dignità.

Non smarriamo la nostra umanità, no all'accanimento terapeutico e no all'abbandono. E no allo scontro ideologico, alla polarizzazione fra i partiti, ai giochi al ribasso. Cosi Papa Francesco ha scritto: "in seno alle società democratiche argomenti delicati come questi siano affrontati con pacatezza: in modo serio e riflessivo, e ben disposti a trovare una soluzione - anche normativa - il più possibile condivisa".

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ Sakorn Sukkasemsakorn)

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