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Giovani, pellegrini di speranza

(di Antonello Sacchi) Mi vorrete perdonare se, in prossimità della pausa agostana - la Newsletter ANLA riprenderà il 28 agosto - sospendo momentaneamente la rubrica "Per ritemprare lo spirito... con la sapienza dei padri": tornerà puntuale alla ripresa. 

Voglio trasmettervi quanto sta accadendo in Roma in questi giorni: la gioia e la speranza. Tanti, tantissimi giovani da ogni parte del mondo affollano le vie di una fra le più belle città del mondo per compiere un pellegrinaggio. Forse queste parole potranno anche dare fastidio, ma il buonismo ha fatto il suo tempo, e allora raccontiamo ciò che vediamo, senza inutili filtri. Gioia, festa, rumore, danze, balli ma anche silenzio, preghiera, raccoglimento: sono i giovani che hanno scelto di raggiungere Roma per vivere il loro Giubileo. 

Non c'è retorica nei loro volti sudati - la canicola romana è in questi giorni meno feroce ma morde lo stesso - non c'è, per fortuna, ideologia. C'è un desiderio. Fare il pellegrinaggio per capire se stessi, per conoscersi e conoscere i coetanei, per trovare una risposta alla domanda di senso che deve fare loro decidere cosa fare della loro vita. Sono giovani senza etichetta: non chiamateli i nuovi papaboys, i giovani di Francesco o i giovani di Leone. Sono di se stessi, e, in quanto tali, sono i giovani di Cristo, la generazione che porterà avanti la storia della Salvezza. Sì, perché sono pellegrini, non sono viandanti: loro, una meta ce l'hanno. Questa meta fa loro varcare la soglia della Porta Santa delle Basiliche patriarcali non per una superstizione ma per purificare, fortificare, rendere sacra la loro vita, perché la vita che abbiamo non è nostra, e non lo sarebbe neanche se tutti i legislatori di questo mondo ce la volessero consegnare. 

Varcano quella soglia per un Incontro, quello decisivo. Sono tanti, tantissimi, ognuno legge la Sacra Scrittura con il proprio carisma - chi è francescano, chi vincenziano, chi agostiniano - ma tutti sono consapevoli che l'uomo contemporaneo ha sete di testimonianze vere, della Parola, non di parole. L'uomo contemporaneo ha sete di verità e, a volte, è necessario compiere il cammino più lungo per scoprire la via più breve per tornare a casa. Perché, ci ricorda sant'Agostino, in interiore homine habitat Veritas, e nessuno potrà darci ciò che dobbiamo riconoscere da soli. 

Benvenuti e buona ricerca, cari giovani amici, pellegrini di speranza.

 

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