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Europa, unita davvero

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) La nuova Presidenza americana sta mettendo in discussione  gli equilibri  ritenuti fino a ieri  invalicabili dalla diplomazia internazionale. Si aggiungono nuove incertezze a quelle già presenti: crisi finanziarie e nuove  pandemie,  le guerre dietro casa nostra, il cambiamento climatico che sempre più coinvolge anche i nostri territori.  Per  non parlare  degli ultimi attacchi, anche questi inimmaginabili per i toni usati, fatti  al presidente Mattarella o quelli usati dal vicepresidente USA  all'incontro di pochi giorni fa a Monaco rivolti a paesi dell'Unione europea,    a suo dire in difetto di libertà di parola  e  democrazia.

Pongo  a me stesso  e a noi tutti la domanda di sempre e  che interpella la nostra responsabilità,  il nostro non rassegnarci ad una  mesta  ritirata nella vita privata: come possiamo farci presenti e a  stare in partita da adulti anziani? La nostra generazione è stata una generazione fortunata, siamo cresciuti nel tempo del boom economico,  abbiamo visto la nostra Italia trasformarsi da paese povero e prettamente agricolo a   settima potenza economica globale.   Uscivamo   dalla  seconda guerra mondiale ( più di 50 milioni di morti)  e  dalla Shoah,  dalla guerra fratricida di sempre tra Francia e Germania, per poi vivere in pace per più di 70 anni. Partendo da questo dolore immenso e  da questa immane distruzione,   tre statisti,  Adenauer, De Gasperi e  Schuman, si incontrano   per dare avvio  alla costruzione,  mattone dopo mattone,  della casa europea che oggi è l'Europa dei 27.  L'Europa dell'euro che ci permette viaggiare nel  continente senza dover cambiare moneta,  di girare con la carta d'identità attraversando  le frontiere.  Una  generazione fortunata a cui spetta per dovere e responsabilità   il compito di praticare una  memoria mobilitata, non per guardare il passato ma per (ri) progettare insieme a figli e a nipoti un futuro sperabilmente ancora  di pace e di benessere per tutti.

Ci spetta anche come ANLA, siamo nati  con la Repubblica,  partecipanti  attivi  nella ricostruzione del paese e nel disegno di una Europa finalmente unita. Siamo  un'associazione apartitica, il pluralismo per noi  è un valore prezioso, ma non siamo apolitici. La   politica come servizio al bene comune che il magistero della Chiesa definisce la più alta espressione della  carità  è parte della nostra vocazione associativa.  

Quali sono i punti su cui vigilare e sui quali confermare la nostra posizione associativa?  Ne propongo  alcuni.

Anzitutto l'impegno a lavorare per una costruzione europea  più partecipata, con procedure decisionali meno barocche (vedi il voto alla unanimità) e  una politica estera   da giocatore globale. 

Un'Europa che non rinuncia (Trump permettendo) a mantenere il legame storico con l'altra sponda dell'Atlantico  e con quei paesi che chiamiamo Occidente. Insieme  per curare la  democrazia  costruita nel dopoguerra:  lo stato di diritto,  l'equilibrio tra i poteri, la dignità inviolabile della persona e il valore delle formazioni sociali,   la libertà e la giustizia,  il dovere di solidarietà  e l'uguaglianza. Questi valori hanno permesso  di costruire un welfare tra i più avanzati nel mondo e un'economia sociale di mercato attenta a promuovere  le vocazioni imprenditoriali  e al contempo  i diritti dei lavoratori.

Le "provocazioni"  dell'attuale amministrazione  statunitense  ci invitano a   diventare adulti,  a sentirci più europei al di là di una  retorica europeista altisonante ma vuota e inconcludente:  meno norme e  burocrazia,  finalmente una politica estera  e  una difesa europea perché comunque andrà  la politica statunitense nei prossimi anni, quella protezione  che ci è stata garantita dopo la seconda guerra mondiale scemerà.

Un'Europa orgogliosa  delle sue tradizioni e  delle sue diversità, uno spazio di pace, un porto sicuro per i perseguitati e per coloro che fuggono dalle guerre e dalla fame con percorsi di accoglienza e integrazione esigenti, non solo diritti ma anche doveri e responsabilità verso la comunità in cui si sceglie di vivere.

Ne saremo capaci? Non  vi nascondo i miei timori, non  vedo statisti all'altezza delle sfide. Domenica si terranno le elezioni in Germania e già avremo qualche riposta, nel bene o nel male.

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ artJazz)

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