(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Si è celebrato uno dei riti più significativi di una democrazia matura: domenica scorsa si è rinnovato il Parlamento dal quale nascerà il prossimo Governo della Repubblica. Come Associazione non possiamo che augurare buon lavoro ai parlamentari neo eletti e alla on. Giorgia Meloni indicata dai media come presidente in pectore del prossimo Consiglio dei ministri: mi fermo qui, perché, come tutti sappiamo, è prerogativa del Presidente della Repubblica scegliere la persona a cui affidare l'incarico per la costituzione del nuovo Governo, prerogativa che va rispettata. Seguiremo questo passaggio con grande attenzione, da cittadini impegnati, e come Associazione.
Condivido con voi alcuni pensieri e una premessa: se guardiamo in profondità l'Italia, quella delle persone e delle famiglie e delle imprese, la scopriamo non divisa come in politica. Questo non contraddice lo strumento elettorale che necessariamente ha bisogno di stabilire una differenza per creare un governo che decide e una opposizione che controlla. È la democrazia. Il potere in carica non può e non deve essere il potere per il potere, né tantomeno risentimento o rivalsa, ma il servizio alla vita buona vissuta insieme, al bene comune di tutti e di ciascuno. Noi cerchiamo di testimoniare in Associazione questa unità di ideali presente nel cuore di tutti gli italiani, unità che difendiamo pur nella diversità delle possibili soluzioni, senza inutili retoriche e richiami al tempo che fu ma misurando la nostra intelligenza sulle soluzioni concrete e realistiche da approntare. È così, a nostro parere, anche per il servizio alla politica.
Con questo spirito autenticamente democratico ci permettiamo di indicare alla persona che riceverà l'incarico di formare il nuovo Governo alcune priorità e attenzioni. Non sono consigli di Anla soltanto, sono le indicazioni che provengono da tantissime realtà della società civile che in questi mesi hanno elaborato pensieri e agende per il governo del paese.
La prima raccomandazione è l'attenzione alle famiglie più vulnerabili, alle povertà che stanno aumentando giorno dopo giorno: povertà economiche, povertà educative, povertà relazionali e tanta solitudine. Non solo provvedimenti assistenziali ma politiche sociali rinnovate e strutturali che diano a tutti l'opportunità di essere cittadini a tutto tondo. Nel campo delle povertà, richiamiamo l'esigenza di un'attenzione particolare per le persone non autosufficienti: si approvi una legge di riforma, tra l'altro prevista dal PNRR, attesa da anni e sistematicamente rinviata (non ultima la proposta della commissione Paglia).
Non potrà mancare il sostegno alle imprese, agli imprenditori-simili-al-buon-pastore, come li ha chiamati Papa Francesco, che quotidianamente producono ricchezza per sé e per gli altri, offrono lavoro degno, sono socialmente responsabili. L'aumento dei costi energetici già in atto minaccia l'esistenza di migliaia e migliaia di imprese, piccole e medie soprattutto.
Siamo un paese che invecchia e un paese con il più basso tasso di natalità: non condividiamo e mai lo condivideremo chi suscita consapevolmente o inconsapevolmente uno scontro tra le generazioni, tra giovani e anziani, tra bambini e nonni. Questa via porta alla dissoluzione della comunità nazionale. Il sostegno alla natalità e al metter su famiglia, e a politiche per una anzianità attiva non sono e non possono essere contrapposte. Sono l'architrave per ripensare un paese al futuro. Quante volte lo abbiamo scritto!
Non dimentichiamo il sostegno alle realtà del Terzo settore, alle associazioni, ai volontari esperti di umanità, tessitori quotidiani di reti comunitarie e fraterne. Troppo spesso la politica di palazzo li ha dimenticati, citati e applauditi solo nei momenti di emergenza.
Per concludere, ma l'elenco sarebbe assai più lungo, sollecitiamo le forze politiche a dotare questo paese di una legge elettorale degna di una democrazia, il diritto cioè dei cittadini-elettori di poter scegliere non solo la forza politica ma anche le persone che li rappresenteranno. Lo facciamo nelle elezioni amministrative, in quelle regionali e europee, davvero un mistero italico il motivo per cui questo non accada per le elezioni politiche nazionali. L'astensionismo in questa tornata ha raggiunto il massimo dalla storia della Repubblica, non venga velocemente archiviato, sia un monito per tutte forze politiche che siederanno in Parlamento per i prossimi cinque anni.
(Crediti fotografici: iStock.com/ Stefano_Pellicciari)
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