(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Sembra incredibile ma sono passati due anni dalla dichiarazione dello stato di emergenza provocato dalla comparsa di un virus, allora sconosciuto, che ha costretto il Paese ad un lungo lockdown, a continui aggiustamenti per cercare di garantire una vita sociale in sicurezza. Ne sono segno i tantissimi decreti emanati dai Governi, non sempre chiari e comprensibili, seppur necessari e assolutamente indispensabili. In talune occasioni abbiamo proceduto a tentoni, non per insipienza o ignavia, o per nascondere chissà quale complotto planetario, ma per le mutazioni imprevedibili di un virus più veloce e più forte di noi. Ci siamo anche illusi -ricordiamolo- nella primavera dell'anno scorso di aver superato la parte più difficile e dolorosa, e di avviarci dopo tanti sacrifici all'uscita dalla pandemia. In realtà ci siamo ancora dentro ma non siamo tornati al punto di partenza come alcuni commentatori dichiarano in questi giorni. Oggi siamo più organizzati e più protetti per merito dei vaccini, più fiduciosi e consapevoli che la ricerca scientifica non può dare soluzioni immediate, certe e definitive. Essa ha bisogno di tempo, procede per gradi, osservando, studiando e raccogliendo dati.
I tempi di uscita dalla pandemia presumibilmente saranno più lunghi del previsto: oggi azzardare date non aiuta le nostre comunità a mantenersi vigili e preparate ad ogni evenienza. È più probabile che il virus diventi endemico e ci costringa ad una convivenza forzata che dovremmo sopportare per anni.
Quali obiettivi possiamo porci a livello personale e familiare, in associazione e nell'impegno civile e politico? Dovremo rivedere molte delle nostre abitudini, essere più saggi e attenti, senza rinunciare al nostro stare insieme, a condividere la vita con altri: l'isolamento e la solitudine sono le malattie esistenziali da contrastare, portano tristezza e depressione come raccontano le ultime indagini condotte negli Stati Uniti. Lo strumento che abbiamo a disposizione è "fare associazione" che significa costruire e rafforzare le relazioni tra gruppi e persone. L'associazione non è un campo di battaglia (c'è chi in passato l'ha la vissuta così) ma un campo da coltivare. Si prende una tessera non per un posto al sole ma per condividere un cammino e una esperienza. Invito tutti a rinnovare l'appartenenza ad ANLA e a promuoverla tra gli amici.
Non da ultimo l'impegno civile: il virus non è per nulla democratico, non colpisce tutti allo stesso modo. Seleziona in base all'età, colpisce a livello sociale aumentando le disuguaglianze: tra bambini (hanno perso quasi due anni di apprendimento), nei giovani che stentano a costruirsi un futuro di autonomia, tra le donne, le più colpite dalla crisi economica.
Per tutto ciò abbiamo bisogno di buona politica, di unità di intenti e di buone sintesi pur nella legittima diversità di opinioni. Lo ha ricordato il Presidente Mattarella nel suo messaggio di fine anno, lo ha testimoniato il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, un amico, una persona mite e competente che ci ha lasciato improvvisamente in questi giorni.
Rinnovo i miei auguri per un buon 2022! Sarà "buono" se noi lo vivremo con impegno e amicizia.
(Crediti fotografici: iStock.com/CentralITAlliance)
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