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Dare senso alla nostra vita

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) La percezione di un futuro più difficile e caotico in ogni ambito della vita e nel  modo di relazionarci con gli altri provoca un senso di incertezza e di insicurezza diventate ormai la cifra del nostro tempo. L'ho scritto in un precedente contributo, un virus quello della insicurezza, che condiziona i nostri sentimenti, soprattutto quello dei giovani. È l'insicurezza che rende tutto emergenza e induce a procedere in fretta, a  non perdere tempo, e se necessario a rinunciare alle proprie libertà. Non solo, la percezione di insicurezza inquina la nostra esistenza, dà voce ai cattivi ideologi, ai falsi profeti pronti ad approfittarne per vendere facili e illusorie sicurezze. Inventano nuovi reati alzando le pene, si affidano ad una norma o un codice di condotta calato dall'alto, propongono paradigmi culturali antiquati e fuori dal tempo, promettono di avere la soluzione in tasca e di conoscere la via da intraprendere. E noi, quasi istintivamente, rispondiamo dando deleghe e cambiali in bianco per sentirci più protetti, illudendoci che si possa conquistare una sicurezza sicura per sempre, che ci protegga dalle interperie della vita. 

Come ne veniamo fuori? Cercare la sicurezza nella vita è un atto istintivo, nelle difficoltà  siamo portati a trovare un porto sicuro, una spalla dove appoggiare il nostro capo. Miguel Benasayag nel suo libro "Dall'insicurezza all'intraquillità: un sogno per le nuove generazioni" ci propone una via stimolante anche per noi adulti anziani, ancor più per i giovani a cui dedica il libro. Piuttosto che affannarci a cercare nuove sicurezze, a rincorrerle inutilmente dando credito ai venditori di illusioni, l'autore ci propone di cambiare la nostra postura esistenziale: passare da quella sottile  forma di passività indotta dall'insicurezza a quella attiva della intraquillità; da uno stato di fissità che ci fa sentire più protetti a quella della ricerca continua di nuovi equilibri. 

Perché l'insicurezza e la fragilità sono una condizione ontologica del nostro essere umani, i supereroi esistono solo nei fumetti. La nostra vita è un divenire, siamo in transito, nessun vivente è mai uguale a se stesso per sempre, o soddisfatto una volta per tutte. Anche L'intraquillità   abita la nostra umanità, consente di assumere le sfide che ci paiono avanti e di rinnovare il nostro orizzonte temporale per cercare di entrare in nuovi percorsi di amicizia e difendere la vita a cui partecipiamo. Scrive Benasayag "Noi non cerchiamo la sicurezza ma la possibilità di seguire e sostenere il desiderio che ci attraversa, che è desiderio di vita, di gioia, di solidarietà". 

È da questa intraquillità che scaturisce per noi adulti anziani il dovere di solidarietà verso le giovani generazioni. Con semplicità testimoniamo l'amore appassionato per la vita accolta in tutte le sue fragilità. E di questo noi, più di altre età, ne siamo pienamente consapevoli: sentiamo la cagionevolezza del nostro corpo, la  memoria altalenante non sempre pronta a ricordare,  la stanchezza di fine giornata mai conosciuta prima. Da questa anzianità "cattedra della fragilità" ci impegniamo perché la tristezza e la paura non entrino nei cuori dei nostri nipoti, dei giovani tutti. E qui  trova senso l'avventura del fare più associazione come spesso amo dire: che non è solo un bilancio, un dare e avere, o un coacervo di procedure   formali, di linguaggi pomposi (quanti ne ho sentiti in questi anni...), opposizioni di piccolo potere. È qualcosa di più profondo, che ha a che fare con il senso che vogliamo dare alla nostra vita.

Come associazione di adulti anziani noi ci poniamo davanti: per contrastare la tristezza che avviluppa questo tempo, l'insicurezza (più percepita che vera),  le tendenze depressive, le teorie complottiste e antiscientifiche, i moderni sciamani del "è tutto finito". 

Ci poniamo davanti con le forze che abbiamo, con quel sorriso sincero e accogliente di chi conosce la vita e ha ancora qualcosa da donare in sapienza, saggezza e competenza. Ma da soli è una impresa che ci appare  ardua e complicata, al contrario  in associazione è una avventura possibile, perché abbiamo un destino comune da condividere.

Rimaniamo "intraquilli", vispi e vigili, il futuro sarà quello che costruiremo oggi, insieme.

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ francescoch)

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