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Costruire ponti

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Sono tre i pensieri che vorrei offrirvi. Due positivi, l'ultimo più preoccupato. 

Sono di ritorno da un viaggio in Andalusia organizzato dalla nostra Associazione con il contributo determinante degli amici di Anla Toscana. Non era la prima volta che visitavo la capitale Siviglia, ma in questo viaggio, oltre Siviglia, abbiamo toccato tutte le altre città andaluse, una regione nella quale si trovano  le tracce delle culture che hanno reso queste terre col passare dei secoli un crogiolo straordinario di contaminazioni: i Fenici e i Romani, il cristianesimo, il culto di San Giacomo e  Maria Vergine, la lunga dominazione mussulmana, la presenza della cultura ebraica e poi la riconquista dei re cattolici. Chi giungeva, quasi sempre facendo la guerra, costruiva nuove strutture lasciando che le tracce precedenti rimanessero presenti e visibili, creando così un mix di stili stupefacente, come la Moschea-Cattedrale di Cordoba. Riflettevo sulle guerre di questi anni, soprattutto quelle più vicine a noi, ideologiche e identitarie, che hanno messo all'indice parole e valori come contaminazione,  ricchezza nelle diversità, interculturalità, dialogo esigente e al contempo fecondo, la cura della bellezza stupefacente ereditata dalle precedenti generazioni. Sono pensieri che in alcuni contesti non trovano alcun spazio, sono ritenuti pericolosi ed eversivi. Ecco, in questi giorni andalusi li ho ritrovati tutti, torno a casa ancora più convinto e determinato nel nostro impegno a costruire ponti, come quelli di Ronda e Cordoba, di epoca romana e ancora intatti.

Ronda

 

Secondo pensiero. Un'interessante ricerca del Corporate Welfare Lab della Sda Bocconi sulle aziende che promuovono welfare aziendale ha confermato quanto spesso noi abbiamo riflettuto nei nostri seminari. Il welfare aziendale non è più solo uno strumento di responsabilità sociale,ma anche una strategia per fidelizzare i propri dipendenti e rafforzare la competitività che si gioca non solo sull'innovazione tecnologica ma anche  sulla valorizzazione delle persone. A fare la differenza tra azienda e azienda sono le motivazioni e le competenze delle persone che vi lavorano, è questo il valore in più che rende una impresa competitiva. I ricercatori della Bocconi che hanno monitorato le aziende italiane che agiscono il welfare aziendale si sono trovati con risultati inaspettati. Ne accenno alcuni: aumenta in modo considerevole la probabilità di conseguire un incremento dei ricavi superiore al 10%, emerge un aumento dell'attrattività dell'azienda e il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori all'interno dell'azienda; aumenta del 10% la possibilità dei dipendenti  di diventare genitori. È una risposta al fenomeno che spesso abbiamo affrontato nella nostre newsletter delle cosiddette grandi dimissioni: le persone si licenziano spontaneamente per trovare una diversa posizione per una migliore conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, e maggiori soddisfazioni nel lavoro.

L'ultimo pensiero, quello preoccupato, torna sulla nostra sanità pubblica. Sono più di 22 milioni gli italiani in lista d'attesa, quattro su dieci, che aggirano l'ostacolo   pagando di tasca propria.  Un dato che che minaccia il diritto alla salute, il primo dei diritti senza il quale gli altri si appannano. La risposta del Governo appare più un palliativo che una inversione di tendenza: ha messo sul piatto 520 milioni per pagare di più  il privato convenzionato affinché aumenti l'offerta e le ore straordinarie dei medici nel servizio pubblico. È un palliativo perché chi opera nel settore dichiara da tempo che la questione "liste d'attesa" si risolverà assumendo più personale, e non chiedendo di più a chi fa già turni massacranti. Aggiungo altri due elementi: sono necessari nuovi investimenti in apparecchiature sanitarie per lo più obsolete, e sulla sanità territoriale perché gli accertamenti più semplici potrebbero essere fatti dai medici di famiglia.

Come Associazione continueremo a monitorare le scelte compiute da Governo e  Regioni e se necessario non rinunceremo  a prendere anche posizioni pubbliche. 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ MarquesPhotography)

 

 

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