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Convivialità

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Ci sentiamo un po' accerchiati, intimoriti per una pace che la nostra generazione dava ormai per acquisita, almeno in Europa e ai suoi confini.  Accerchiati come il  Mediterraneo, che per secoli è stato   uno spazio di incontri, crocevia di culture e religioni, rotta di migrazioni, e oggi ridotto ad un cimitero a cielo aperto. 

Come ci ricorda Papa Francesco, non stiamo vivendo un'epoca di cambiamenti, ma più profondamente un cambiamento d'epoca, che da adulti anziani non possiamo esimerci dall'abitare con il medesimo impegno con il quale abbiamo vissuto altre stagioni della vita. Non possiamo disertare il futuro: i nostri figli, i nipoti, non ce lo perdonerebbero. Dobbiamo piuttosto accoglierlo dando il nostro contributo di esperienza per governare i processi di trasformazione che si sono già affacciati nella vita presente. Senza cadere nella tentazione, quella di sempre,  di rinchiuderci e sbarrare le nostre case, impauriti e senza speranza

Amo molto le parole, i loro significati, il loro affiancarsi l'una vicina all'altra per costruire la realtà e dare senso alla vita. Una di queste è convivialità, che tradotta in parole semplici indica il vivere e mangiare insieme. Una parola generosa e ottimista, sociale e relazionale, lieta e accogliente che può illuminare l'anno nuovo che sta sopraggiungendo. Ma perché accada essa ha bisogno di essere accompagnata con altre parole-valori che la sorreggano e le permettono di sprigionare la sua ricchezza. Tra le tante ne cito  due: l'accoglienza delle diversità e la pace costruita tutti i giorni. 

Vivremo un futuro sicuramente più multiculturale e multireligioso, costruiremo comunità diverse da quelle che abbiamo vissuto, più plurali e ricche. Una sfida non da poco. I modelli sin qui sperimentati in Europa e non solo hanno  fallito, lo vediamo scorrendo le pagine della cronaca quotidiana. Non ci piace il multiculturalismo identitario che postula spazi separati nei quali ognuno preserva le proprie tradizioni (il modello anglosassone); non ci piace neppure il modello assimilazionista che si affida ad un'identità artefatta nel nome della laicité e della République (il modello francese) che appiattisce le diversità, negandole e uniformandole. In Italia abbiamo l'opportunità di aprire il cantiere della convivialità delle differenze  e costruire uno spazio comune in cui si cresca insieme, ciascuno con le proprie differenze, senza cadere nella omogeneizzazione o in un sincretismo culturale e religioso senza patria. 

Non solo convivialità delle differenze, ma anche la convivialità nella pace senza la quale non "si  vive e non si mangia insieme". La rivalità, i sentimenti risentiti se non arrabbiati non ci aiutano a fare la pace e a vivere le nostre giornate in serenità. Ci hanno quasi convinto che la guerra, il diverbio, lo scontro polemico siano tratti naturali della nostra umanità, che  facciano parte della nostra natura. È una bugia cattiva e grossolana, perché noi stiamo bene quando viviamo in pace, in ambienti pacificati capaci di contenere i conflitti e di superarli per raggiungere un di più di bene comune per tutti. 

Spiace dirlo, pace è una parola  tanto evocata - talvolta anche abusata - da diventare una chimera, irraggiungibile e irrealizzabile di fronte alla narrazione pervasiva della guerra, questa si percepita concreta e inevitabile. Abbiamo bisogno di testimoniare il valore della pace, il fare la pace con la nostra vita personale e pubblica, rieducandoci assieme ai nostri figli e nipoti all'arte del discernimento che non è  distinguere solo le cause e gli effetti nel divenire della realtà, ma è soprattutto cercare con tenacia e perseveranza gli spiragli di speranza che già abitano le nostre comunità, a intravedere il bene possibile, quello che fa fiorire la vita attorno a noi quando ancora resta latente agli occhi dei più, preservandola e prevedendo anzitempo tutto ciò che la minaccia perché non vincano ancora gli stili di vita guerreggianti che vogliono sottoindendere che la pace e gli operatori di pace sono dei poveri illusi. 

Buon Natale e un nuovo anno nel segno della convivialità.

 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/manaemedia)

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