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Il coinvolgimento attivo dei lavoratori

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Mesi fa la CISL ha consegnato alla Corte di Cassazione di Roma una proposta di legge di iniziativa popolare denominata "Partecipazione al Lavoro" per una governance di impresa partecipata ai lavoratori. L'intento dei proponenti è dare attuazione all'articolo 46 della Costituzione che recita testualmente "la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione dell'azienda". La proposta si muove su quattro direttrici: dare impulso all'ingresso dei lavoratori nei CdA; regolare la compartecipazione ai risultati dell'impresa; coinvolgere i lavoratori nelle decisioni organizzative; riconoscere la funzione consultiva  sulle scelte strategiche dell'azienda. Soprattutto riapre il confronto pubblico sulla nostra democrazia economica e su come promuovere la partecipazione dei lavoratori: due snodi ineludibili per attraversare le  crisi che si affastellano sul nostro sistema sociale ed economico e per ripensare un modello di sviluppo più centrato sulle persone.

L'iniziativa promossa dalla Cisl mi aiuta a riprendere alcune considerazioni sul lavoro, il core business della nostra associazione, va da sê senza impegnarci nel sostegno della proposta del sindacato: la nostra autonomia è un valore prezioso che va salvaguardato. 

L'articolo 46 della Costituzione prima citato non ha trovato in questi decenni applicazioni concrete. Il livello più praticato ha toccato il piano della informazione e consultazione, e tutt'al più - raramente - la parziale condivisione degli utili dell'impresa. I bilanci sociali e di sostenibilità, la contrattazione di secondo livello, il welfare aziendale si muovono su questo piano. 

Al contrario, la partecipazione che arriva fino alla cogestione dell'imprese, nel nostro paese, salvo rare esperienze, è un percorso tutto da sperimentare sempre che la proposta di legge abbia un seguito. Può interessare anche la nostra associazione nelle imprese in cui è ancora presente attivamente.   L'articolo 46 come pure l'articolo 1, presentano il lavoro non  soltanto  nella forma di un diritto, ma anche come un bisogno fondamentale della persona: è per questo che il coinvolgimento, la partecipazione delle persone alla vita delle imprese è ritenuto un elemento sostanziale, come recita lo stesso articolo 46. Non è una questione che si risolve nella contrattazione collettiva, importantissima; è questione che riguarda la persona e la qualità della vita nelle comunità e nell'imprese. 

Penso che una sperimentazione che rispetti le diversità dei settori, le dimensioni delle imprese, le tipologie dei prodotti potrebbe fare bene al nostro paese. Rafforzerebbe la coesione interna, la motivazione al lavoro, aumenterebbe la produttività come dimostrano molti studi. I gruppi Anla davvero potrebbero svolgere un ruolo prezioso, uno spazio  di congiunzione tra lavoratori e impresa più culturale e sociale, di competenza relazionale, diversi dal ruolo altrettanto significativo del sindacato

Il clima di scontro che troppo spesso coinvolge il paese non aiuta. Ma guardando indietro, un cammino di avvicinamento è stato avviato, ahimè poco avvertito dalla opinione pubblica e dalla stessa politica. Ricordo la dichiarazione comune di Cgil Cisl Uil del 14 gennaio 2016 dal titolo "Un moderno sistema di relazioni industriale" per una partecipazione organizzativa, economica e di governo dei lavoratori. Un altro tassello è il "Patto per la Fabbrica" del 9 marzo 2018 siglato da Confindustria e dai Sindacati confederali nel quale ci si impegna a valorizzare forme di partecipazione nei processi nei quali si definiscono gli interessi strategici dell' impresa. Altro passo in avanti è il contratto collettivo dei metalmeccanici del 2021 che prevede la nascita di un comitato consultivo di partecipazione a composizione paritetica nelle imprese. Da tener presente l'esperienza delle Società benefit,  2500 in Italia, che già   prevedono la partecipazione rafforzata   dei lavoratori. Non ultimo ricordo  che nei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'agenda 2030,  l'obiettivo 8 fa proprio riferimento al lavoro dignitoso,decente e non solo giusto. 

Forse nel tempo, perseverando, scopriremo che la partecipazione, il  coinvolgimento attivo dei lavoratori è una delle vie da percorrere per evitare il declino della nostra economia e del sistema produttivo del Paese. Non è  questione di risorse aggiuntive ma l'impegno ad approntare nuovi modelli organizzativi più fedeli allo spirito  della Costituzione:  la persona, i suoi diritti fondamentali  sono superiori alle ragioni dell'economia se si vuole realizzare per davvero la libertà nobilitante e generativa del lavorare. Proviamoci.

 

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ metamorworks)

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