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A cuore aperto

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) Alcuni mesi fa il Censis, pubblicando il suo 56esimo rapporto  sulla situazione sociale italiana, ha utilizzatola parola malinconia per descrivere lo stato d'animo prevalente del nostro Paese. Mi ha colpito la descrizione che se ne fa: una società ripiegata su se stessa e senza alcuna spinta propulsiva, che sente minacciato il benessere conquistato, impaurita dallo scoppio di una terza guerra mondiale. Il Censis ci descrive insicuri, spaventati e intristiti, sempre più esposti agli effetti delle crisi che nell'ultimo triennio si sono sovrapposte come mai era accaduto in precedenza: una pandemia perdurante, la guerra cruenta alle porte dell'Europa, l'alta inflazione e, ultima, la morsa energetica. Al contempo emerge - sempre il Censis -  la richiesta di un benessere più sostenibile, di  istanze di equità e di ripulsa dei privilegi; si vuole essere più se stessi e meno disponibili a far carriera se viene messa a rischio la qualità della propria vita; più restii a  fare sacrifici per seguire le mode o a spendere  per sembrare più giovani. 

Il Rapporto registra anche una ritrazione dei cittadini dalla vita pubblica (vedasi il crollo dei votanti alle ultime elezioni), insomma prevale uno stato di rassegnazione all'idea che le cose non potranno che andare sempre peggio. Se questa - davvero in sintesi - è la fotografia scattata dal Censis quale insegnamento possiamo trarre? Per noi adulti anziani di Anla penso che l'unica scelta coerente con i nostri valori è contrastare il privatismo che sappiamo fa appassire la vita, spegne il sorriso, inibisce ogni iniziativa e più di tutto sopprime la speranza. 

Si "fa associazione", ci ritroviamo, coltiviamo le nostre relazioni di amicizia per vivere da persone a "cuore aperto", da artigiani di speranza che utilizzano con maestria gli strumenti che hanno a disposizione - spesso pochi - sognando giorno dopo giorno il passo di bene possibile da compiere.

 

Le persone con il cuore chiuso - e non mancano i motivi per esserlo - sono bloccati dalla paura, dall'ansia, dalla tristezza: congelati dal timore di sbagliare, non si avventurano a sognare, a risolvere in modo nuovo, a cuore aperto appunto, le relazioni complicate, le sfide di una salute più incerta, i drammi sociali e quel mistero di cui parliamo così poco  che è la morte. 

A cuore aperto, per nulla malinconici, sognanti: mi direte che malinconia è più adatta al nostro vissuto, che sognanti proprio non lo siamo. E poi alla nostra età che senso ha sognare? 

I sogni tuttavia sono il regno della libertà e dell'imprevedibile, lo spazio soprattutto delle persone anziane che scelgono di essere dono per le  generazioni più giovani, evitando i miraggi, come ci ricorda Papa Francesco: "sognate con gli altri, mai contro gli altri. Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c'è, i sogni si costruiscono insieme".

Davvero buon 2023 amici e amiche di Anla.

 

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