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24 febbraio: 2022-2023

(di Antonello Sacchi) Sul numero di Esperienza ora in distribuzione - e già accessibile online per i tesserati ANLA cliccando qui - scrivo a proposito di questo anno trascorso. Per non cadere nei tanti "ismi", buonismo, equilibrismo etc etc e nella retorica, narro un'altra storia, che da 60 anni parla di pace, per capire cosa essa sia veramente. Ve ne riporto una sintesi, sperando di giovare alla riflessione, magari invogliandovi a leggere l'articolo per intero. Con una premessa. Si parva licet componere magnis, in un film degli anni '80, WarGames - giochi di guerra con Matthew Broderick, un adolescente, smanettando sul pc, finiva con il giocare con un computer che sotto false apparenze era in realtà il supercomputer della difesa degli Stati Uniti incaricato di elaborare strategie di difesa e/o di attacco. Il computer era dotato di intelligenza artificiale che lo rendeva capace di imparare dai propri errori. Nel film più equivoci avevano condotto il computer a approntare un attacco nucleare reale. Attraverso l'ordine dato in extremis dal giovane al computer di giocare con sé stesso al tradizionale "tris" fissando l'elemento centrale e di fatto rendendo impossibile vincere, il computer, constatando per analogia l'inutilità di ogni attacco nucleare che finiva in stallo fra gli schieramenti, concludeva che era inutile scatenare la guerra: "l'unica mossa vincente è non giocare" era la frase che il computer, appresa la lezione, pubblicava sullo schermo.  

L'enciclica di Pasqua

La "Pacem in terris" di Giovanni XXIII reca la data dell'11 aprile 1963 ed è l'enciclica forse più famosa del pontefice bergamasco che la pubblicò a pochi mesi dalla morte avvenuta il 3 giugno dello stesso anno. Un testo del magistero che per la prima volta viene indirizzato non solo all'episcopato mondiale, al clero, ai fedeli ma anche "a tutti gli uomini di buona volontà". Eravamo allora in "Guerra Fredda" fra gli schieramenti dominati da USA e URSS. Nei mesi precedenti si erano susseguite una serie di crisi internazionali, dalla costruzione del Muro di Berlino alla crisi dei missili di Cuba che nella sua fase più acuta, nella seconda metà di ottobre del 1962, tenne il mondo con il fiato sospeso per un possibile confronto diretto fra le due superpotenze. Papa Giovanni e la diplomazia vaticana non furono estranei alla ricomposizione della crisi, in ogni caso Roncalli fece proprio nei mesi successivi il desiderio di richiamare l'importanza della pace in un'epoca in cui, come scrive al nr. 67 dell'enciclica, risulta "quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia" e la traduzione ufficiale italiana sembra attenuare la forza del testo latino, di riferimento, "alienum est a ratione"

Fin dall'inizio è chiaro dove c'è pace: "fra tutte le genti" e ancora oggi non possiamo dimenticare tutti i conflitti che in questi anni sono divampati nel mondo, basti pensare all'Africa, ma passati senza troppa attenzione da parte nostra solo perché erano "lontani". Fin dall'inizio è chiaro quando c'è pace: "fondata nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà", e questo non sempre è da tutti inteso...

Nell'enciclica si insiste sul rapporto, cioè sul dialogo, sul confronto come strumento di condivisione e di costruzione del bene comune che nella definizione giovannea è "l'insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona". È un testo profondamente pervaso di ottimismo perché il Papa è convinto che la pace possa attuarsi, in quanto "anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi", nell'ordine divino, un documento che facilitò anche i rapporti con le ideologie materialistiche dell'epoca. Tante ancora sono le novità di questo testo per certi versi ancora attuale per la portata del messaggio; mi limito in questa sede a riportare un appello contenuto al nr. 59: "giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci" perché, scrive più sotto il Papa: "Occorre però riconoscere che l'arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica: il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge sull'equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia. Noi riteniamo che si tratti di un obiettivo che può essere conseguito". 

Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria!

Durante l'Udienza Generale di mercoledì 22 febbraio, Papa Francesco ha invitato: "Restiamo vicini al martoriato popolo ucraino, che continua a soffrire" ed ha proseguito: "E' stato fatto tutto il possibile per fermare la guerra? Faccio appello a quanti hanno autorità sulle nazioni, perché si impegnino concretamente per la fine del conflitto, per raggiungere il cessate-il-fuoco e avviare negoziati di pace. Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria!"

 

(Crediti fotografici: iStock.com/ alzay)

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