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Otto marzo

(di Edoardo Patriarca, presidente nazionale ANLA) In occasione di questo otto marzo sono numerose le riflessioni dedicate alle principali conquiste delle donne in ambito legislativo nei 75 anni della Repubblica, a partire dalla presenza delle 21 Costituenti che parteciparono alla stesura della Carta e, a seguire, nell'attività legislativa che prese avvio dalla prima legislatura del  1948 ad oggi. Un itinerario che può apparire ai più poco significativo vista la crisi che vive la politica nell'accompagnare i cambiamenti sociali ed economici del Paese. Eppure nei primi decenni della Repubblica l'approvazione di alcune leggi cambiarono l'Italia e il rapporto tra uomini e donne, in famiglia e nel lavoro.

Le conquiste che oggi riteniamo acquisite da sempre in realtà lo sono da poco; andrebbe spiegato ai giovani, per far comprendere che la democrazia, la parità di genere, le  opportunità per tutti non sono un dato di natura, ma conquiste ottenute pazientemente tramite processi democratici di partecipazione, anche conflittuali.

Alcuni spunti: le donne italiane votarono per la prima volta nel 1946, e solo 21 furono elette all'Assemblea Costituente. In questo avvio della Repubblica le donne, seppur in minoranza nelle Istituzioni, lasciarono una traccia e un segno indelebile che  porterà frutti negli anni successivi.

Va ricordata Maria Agambden, partigiana, tra le 21 costituenti, poi deputata nella D.C. , che nel 1947 sostenne in solitaria le pari opportunità di lavoratori e lavoratrici e l'accesso alle cariche pubbliche senza distinzioni di sesso: "Se una donna ha ricevuto dalla Provvidenza talenti speciali, quale diritto avete voi per impedire che questa donna possa sfruttare i talenti che ha ricevuto e che suo dovere mettere a profitto? Di che cosa avete paura?". E Angela Maria Guidi nel 1951 che divenne sottosegretario all'artigianato, la prima donna a far parte di un governo della Repubblica, il settimo governo  De Gasperi. Bisognerà attendere il 1979 con  Nilde Iotti per avere la prima donna Presidente della Camera, e il 2022 con Giorgia Meloni prima  Presidente del Consiglio dei Ministri.

Un filo conduttore lo troviamo anche in  alcuni passaggi legislativi  cruciali per la vita del paese che vedrà protagoniste soprattutto le donne presenti in Parlamento: la legge sulla maternità del 1950, prima firmataria Teresa Noce, e quella sulla chiusura delle case di tolleranza del 1958, battaglia della vita di Lina Merlin. La legge per la parità retributiva del 1952, l'abolizione del divieto alle donne di entrare in magistratura e la cancellazione delle clausole di licenziamento per causa di matrimonio sempre nel 1963. 

Poi arrivano gli anni Settanta, molto cambierà nei rapporti tra uomini e donne, e tra coniugi nella comune responsabilità verso figli, sarà pure abolita la distinzione tra figli legittimi e illegittimi. Arriverà  la legge sul divorzio nel 1970, la riforma del diritto di famiglia nel 1973 , e la legge sull'interruzione di gravidanza nel 1978 che, comunque la si pensi, hanno prodotto un cambiamento sociale assai profondo. Come pure la legge  del 1977 dell'allora ministra Tina Anselmi sul   gender pay gap, questione tuttora in gran parte irrisolta tanto che nel privato la disparità retributiva si aggira ancora sul 30%. Si inizierà a parlare, pro o contro, di "quote rosa" per garantire la presenza delle donne nelle istituzioni e nel mondo del lavoro. Anche questo  un punto  aperto a tal punto che, ad esempio, solo entro il 2026 le grandi società nell'UE con più di  250 dipendenti quotate in borsa dovranno adottare delle misure per incrementare la presenza delle donne nei  Consigli di Amministrazione. Da non crederci, ma solo nel 1990 arriva il provvedimento contro la violenza sessuale, non più un reato contro la moralità pubblica e il buon costume, ma contro la persona. 

Vi ho proposto una carrellata veloce, l'elenco sarebbe più lungo. Quali insegnamenti possiamo trarre? In primis che le leggi se sono buone possono davvero contribuire a migliorare i rapporti nella comunità, non sono cioè indifferenti alla nostra vita. Certo vanno messe a terra, applicate e fatte rispettare per far assomigliare sempre più la realtà all'ideale proposto dal dettato costituzionale. Ma, ahimè, non sempre riusciamo a farlo!

Ma non bastano solo   leggi buone, accanto ad esse va promossa educazione e prevenzione, una cultura umanistica davvero rispettosa della diversità e della dignità delle persone. Un esempio tragico lo abbiamo davanti a nostri occhi: molestie e femminicidi, nonostante i tanti provvedimenti presi in Parlamento, continuano a insanguinare la vita di tante famiglie. 

Sia dunque otto marzo tutti i giorni, di amicizia e  di reciprocità, tra uomini e donne, uniti nella difesa della vita, dei più fragili soprattutto.

 

 

(Crediti fotografici: iStock.com/Visivasnc)

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